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Donna Letizia decolla: con lei tredici simboli

MilanoA un mese dalle elezioni, Letizia Moratti ha già fatto tredici. Tante sono le liste che appoggeranno la sua corsa ad amministrare Milano per altri cinque anni. Oltre a quelle del Popolo della libertà (capolista Silvio Berlusconi) e della Lega (in testa il papabile vicesindaco Matteo Salvini), ci sono «Milano al centro», la civica dei suoi fedelissimi Giovanni Terzi e Mariolina Moioli, i «Giovani per Expo», con i ragazzi che appoggiarono la candidatura, gli ambientalisti di «Progetto Milano migliore» di Edoardo Croci. E poi «Io amo Milano» di Magdi Cristiano Allam, l’«Unione italiana» di Gianfranco Librandi, La Destra di Francesco Storace, Nuovo Psi, Nuova Dc Lombardia, la Fiamma tricolore, Pensioni e Lavoro, Socialdemocratici. Un universo variegato che intreccia politica e società civile a cui il sindaco ha dato come solo obiettivo la vittoria al primo turno. Anche se la coalizione del centrosinistra guidata dall’avvocato rosso Giuliano Pisapia (nella foto) non sembra certo avere la consistenza necessaria per affrontare la sfida. Il solito carrozzone che vorrebbe tenere insieme gli autonomi del centro sociale occupato Leoncavallo e i cattolici antiabortisti, il volontariato sociale e i comunisti di Vendola. Ex dc ed ex pci, più protesta che proposta: la solita ricetta della sinistra che come unico collante a Roma ha l’antiberlusconismo e a Milano vorrebbe avere l’antimorattismo. Una strada senza futuro, destinata non a caso a cozzare contro un centrodestra che in Regione Lombardia e al Comune di Milano governa ormai da lustri. Con programmi condivisi e maggioranze solide.
Oggi ancor di più, dopo l’uscita dei «futuristi» finiani che a Milano, d’accordo con l’Udc di Pier Ferdinando Casini e l’Api di Francesco Rutelli presentano il giovane Manfredi Palmeri. E che, finalmente, si sono scoperti. Dichiarando come, in caso di approdo al secondo turno non voterebbero, come sarebbe naturale, per la Moratti. Bensì per Pisapia. L’alfiere di Sinistra e libertà. L’uomo di Vendola che nelle solite primarie tragiche per il Pd sconfisse il più moderato Stefano Boeri. Architetto e collaboratore della Moratti nella sfida per l’Expo, di cui guidò la squadra delle archistar incaricate di stilare il masterplan. L’estremista che sconfigge il moderato. Ma per quelli di Fli non c’è problema. «Andremo al ballottaggio - ha detto ieri il vicepresidente Italo Bocchino -, ma se non ci andassimo mi pare impossibile che ci siano delle convergenze con Letizia Moratti che ha governato male e rappresenta il berlusconismo. Tanto da aver lo stesso Berlusconi come capolista per il Consiglio comunale». E questo «anche se Pisapia ci è culturalmente lontano». Ma, soprattutto, dovrebbe sapere Bocchino, è culturalmente lontano da un elettorato che si continua a ispirare ai valori del centrodestra.
Che, compatto, si troverà invece domani alle 11 al Teatro Nuovo di piazza San Babila a Milano per ascoltare i «Cento punti del fare», il futuro di Milano secondo la Moratti e Silvio Berlusconi. Ad aprire la manifestazione Matteo Forte, detto «Teo». Ventisei anni, il più giovane candidato del Pdl, una laurea in Storia e una passione per scherzi telefonici e imitazioni.

In programma quella del ministro Giulio Tremonti, forse quella del governatore Roberto Formigoni. Che, invece, dal palco come grande esperto, racconterà come si vince una campagna elettorale. Pronto il «kit del candidato», con programmi e gadget.

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