Cultura e Spettacoli

Donne, dee, bellissime Il ’900 delle italiane

Dall’inizio del secolo alla rivoluzione del ’68: un racconto per immagini al femminile di Giovanna Gagliardo

Marino Marini cantava prudente: «Tu sei per me/ la più bella del mondo/ un amore profondo/ mi lega a te». Meno di un decennio dopo, il merito della bellezza diventa dei cosmetici: «Bella, bella da vicino/ bella, con quel tuo visino», scandisce nel 1966 la voce italiana in onore della straniera Jean Shrimpton. È Carosello.
Le italiane colgono al volo che il consumismo è implicitamente trasgressivo e si emancipano prima del ’68. Opera del Concilio? Opera della pillola. L’enfasi canora s’adegua. La bambina che andava in processione, intonando Noi vogliam Dio!, diventa l’adolescente che apprende dal juke-box questi interessanti sinonimi: «Donna, amante, dea».
Giovanna Gagliardo, che scrisse con Miklos Jancsò l’orgiastico-asburgico Vizi privati, pubbliche virtù, ha ora ripercorso questa trasformazione-paganizzazione dell’Italia col documentario che sarà in vendita oggi insieme al Giornale, dopo essere stato presentato all’ultima Mostra di Venezia: Bellissime. Attingendo soprattutto a immagini dei cinegiornali Luce, esso esamina i primi due terzi del Novecento, l’avvento della società di massa. S’impone la democrazia, ma la democrazia dei poveri è il socialismo.
Troppo povera per essere socialista e democratica, troppo piccola per essere socialista e internazionalista, l’Italia diviene socialista e nazionalista. E le sue donne vengono proclamate - senza ridere - «spose e madri esemplari». L’illusione è breve. Lo scempio della Petacci e della Ferida - un’attrice! -, l’umiliazione delle rapate del 1945 originano per solidarietà la moda dei capelli corti. Il voto femminile contro gli scempiatori di piazzale Loreto nel 1946 sarà più decisivo dell’inventiva di Guareschi e dell’invettiva di Gedda. Ma né scrittori, né genetisti cattolici impediranno che la pillola «liberi» la donna dal «rischio» della gravidanza. Il padre-padrone e il marito capo-famiglia cedono al padrone-amante, aggiornamento del cavernicolo: «Sfamami, sarò tua».
«Un amante-padrone - replica la Gagliardo - impegna però meno di un marito o di un padre-padrone: si può mollarlo. Oggi le donne possono lavorare, essere autosufficienti, avere più storie senza essere giudicate irregolari. Insomma possono scegliere. Alcune imboccano scorciatoie, ma quel che conta è che ci siano alternative per chi è decisa a sperimentarle».
Bellissime evoca la chiusura dei postriboli nel 1958; nel 2005 però esponenti di maggioranza vogliono quartieri a luci rosse. Cambia solo la dimensione dell’impianto? Non per la Gagliardo. «L’Italia del 1958 - mi dice - era chiusa nei suoi confini e povera. Le prostitute erano italiane, mentre ora la prostituzione è un fenomeno di immigrazione, di mercato clandestino, che ricorda la schiavitù».
Insisto. Bellissime evoca implicitamente lo svincolo della donna dalla madre. Ma se trent’anni fa l’aborto era legale solo se spontaneo, ora la procreazione è legale solo se naturale! «Voterò quattro sì nel referendum - mi ribatte la Gagliardo - e sono perplessa solo sul quarto quesito. Certo, se penso alle mobilitazioni degli anni Settanta, rispetto alle ambiguità di fronte al referendum direi che abbiamo fatto passi indietro».
La donna stava meglio quando stava peggio? «No. Stava più comoda in soluzioni date dal destino. Certe libertà costringono a scelte dolorose. Tutto ha un prezzo. Nel ricordo tutto sembra più bello, perché si tratta del passato montato e setacciato dalla memoria. Un grande regista osservava che il presente è come un film in attesa del montaggio, mentre il passato è il film ultimato, senza tempi morti».
Dopo Bellissime, ci sarà Bellissime 2? «Sì, dagli anni Sessanta a oggi.

Vedremo quanti passi avanti e indietro hanno fatto le donne in un secolo».

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