«Paid», cioè: «Pagato». John Elkann e Sergio Marchione, entrambi appena sbarcati a Torino in arrivo, rispettivamente, da Washington ( dove ha partecipato all’International advisory council) e da Detroit, si sono presentati all’appuntamento con la presentazione della nuova Lancia Ypsilon, al rinnovato Museo dell’automobile, con spillato su giacca e pullover un megapin a ricordo della giornata storica (24 maggio 2011) vissuta dal gruppo nelle ore precedenti: il saldo anticipato del debito di 7,6 miliardi di dollari con i governi di Usa e Canada, operazione che è valso l’elogio pubblico alla casa italiana da parte di Barack Obama. Fiat e Chrysler, ora, si preparano a diventare un’entità unica.
La novità delle ultime ore, sussurrata ieri nel parterre del museo e sposata anche da Automotive-News , riguarda la possibilità che il Lingotto eserciti, già entro un paio di mesi, l’opzione di rilevare la rimanente quota nelle mani del Tesoro americano (6,6%) e di quello canadese (1,7%). In questo modo, già a fine luglio, la Fiat potrebbe detenere oltre il 54% di Chrysler. Di questa ipotesi sia Elkann sia Marchionne non ne hanno parlato. «Abbiamo una lista di call option che si puo esercitare per le azioni del Tesoro americano. Ma più aspettiamo, più costa», si è limitato a dire l’amministratore delegato (una mezza ammissione, comunque, della necessità di fare in fretta). Sta di fatto che, a far data da martedì scorso, il Lingotto ha un anno di tempo per prendere questa decisione. Che, a questo punto, alla luce anche dell’onda emotiva favorevole (il 3 giugno Obama ringrazieràpersonalmente Marchionne durante la visita allo stabilimento Chrysler di Toledo,nell’Ohio),verrebbe accelerata. Quanto vale la quota ancora in mano ai due governi? Qualcuno azzarda intorno a 400 milioni di euro.
Ecco allora che con l’ulteriore 5% che riporrà nel carniere a fine anno (senza sborsare un dollaro), il Lingotto si presenterà all’appuntamento del 2012 con in tasca il 59% della casa americana. Questo 5% sarà incamerato al momento della disponibilità sul mercato Usa, in dicembre, della berlina Dodge in grado di percorrere, grazie alla tecnologia torinese, almeno 40 miglia con un gallone di benzina. Cinquantuno o 59%, la Fiat continuerà a crescere con la prospettiva di accaparrarsi, da qui al 2016, fino al 76% della casa di Auburn Hills. Nel frattempo, da mercoledì 1 giugno, i conti di Chrysler verranno consolidati da Fiat, la cui partecipazione è nel frattempo passata dal 30 al 46 per cento. La prima trimestrale che vedrà i conti tutt’uno sarà la terza, quella cioè in agenda per l’approvazionedel cda diTorino il prossimo 27 ottobre.
Alcuni analisti si stanno esercitando a immaginare il dato di fine anno di Fiat-Chrysler relativo ai soli sette mesi: il gruppo italo-americano, sempre più prossimo alla fusione, dovrebbe totalizzare tra 1,7 e 2 miliardi di utile operativo e chiudere l’anno con oltre 4,1 milioni di automobili vendute. Un impatto maggiore, ovviamente, si avrà solo dal 2012 quando il consolidamento sarà a regime. E lo sbarco in Borsa? «La quotazione di Chrysler- ha risposto Marchionne - dipende dalla volontà del fondo pensioni Veba di monetizzare la propria quota e dalle condizioni del mercato. Non dipende da noi». Piazza Affari, intanto, ha accolto con favore le notizie positive provenienti dagli Stati Uniti. Fiat è così salita del 3,2%, a 7,12 euro, tra scambi intensi: ieri sono passati di mano oltre 28 milioni di pezzi, pari al 2,5% del capitale. Più indietro, invece, la cassaforte Exor che ha chiuso con un +0,26% a 22,8 euro. Prima di lasciare il museo, Marchionne si è tolto un sassolino dai mocassini. Destinatario dello stoccata il gruppo Volkswagen.
Sulla concorrenza che la piccola Up farà alla nuova Fiat Panda, entrabe in vetrina mondiale al
prossimo Salone di Francoforte, Marchionne ha risposto così: «Tengo sempre sulla scrivania la foto della Phaeton (il modello di alta gamma di Wolfsburg rivelatosi un flop) per tenere a mente quello che non devo fare».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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