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La doppia morale degli indignati speciali

(...) non si scandalizza per i fischi di Mirabello prima che questi fischi ci siano, ma che si scandalizza per la violenza vergognosa nei confronti di Marcello Dell’Utri che voleva presentare i suoi diari a Como e per l’indegno assalto al presidente del Senato Renato Schifani a Torino. La prima contestazione, nel momento in cui è stata denunciata da Generazione Italia, era assolutamente presunta, eppure si è presa botte di «squadrismo» a prescindere, addirittura con un titolo preventivo del Secolo XIX. La seconda, soprattutto quella nei confronti di Dell’Utri, invece, era reale, eppure è stata sottovalutata, commentata con l’equivalente del «se l’è andata a cercare», in qualche modo giustificata.
È uno scandalo ed è uno scandalo che non ci sia una reazione dell’Italia liberale, anche di quella che condivide poco o nulla di Dell’Utri. Forse, sono troppo impegnati a prendersela con Berlusconi troppo cattivo con Fini e con le virgole del provvedimento della direzione del Pdl.
La nostra cultura, anche nel campo dell’editoria berlusconiana, è un’altra. È una cultura che non si chiede come vota chi scrive o chi dirige. Ma è anche una cultura che rifiuta le ipocrisie dei moralisti a giorni alterni, duri con gli avversari e più morbidi del coccolino con gli amici.


La cultura che ci piace è quella del direttore editoriale della Einaudi, il genovesissimo Ernesto Franco, o di un grande scrittore Mondadori come Pietro Citati, splendido quando racconta i pomodori di Cervo Ligure, di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi.
E chissenefrega se votano Berlusconi oppure no.

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