I magistrati ora si dipingono come la moglie di Cesare: devono essere al di sopra di ogni sospetto. Le cene con Carboni e compagnia stanno, però, mettendo in serio imbarazzo il palazzo delle toghe. Lunica strategia a questo punto è scaricare i «cattivi» per salvare la corporazione. LAssociazione nazionale magistrati non ci pensa un attimo e va giù tempestiva e definitiva: «I magistrati coinvolti facciano un passo indietro». La nota dellAnm si riferisce allinchiesta sullassociazione segreta costituita da Flavio Carboni, già chiamata P3.
Nei giorni scorsi lassociazione delle toghe aveva commentato con preoccupazione il coinvolgimento nel procedimento della procura di Roma di nomi importanti del sistema giudiziario, sollevando la questione morale. Il problema è che nessuno ha la forza e la voglia di danneggiare davvero i colleghi. Anche perché, fino a prova contraria, sono innocenti. Il clima è questo: morale e imbarazzo. I più estremisti pensano poi che le toghe coinvolte sono più che altro di area moderata. E in questi casi la solidarietà scatta un po di meno.
Anche al Csm cè fibrillazione. La prima commissione deve valutare uneventuale incompatibilità ambientale del presidente della Corte dAppello di Milano, Alfonso Marra. Di lui si parla nelle intercettazioni, per pressioni da parte dellarrestato Pasquale Lombardi su alcuni consiglieri a favore della sua nomina. Livio Pepino di Magistratura democratica ha chiesto ieri di dedicare una seduta alla vicenda, ma il vicepresidente Nicola Mancino ha bloccato il tentativo precisando che lultima parola sugli argomenti allordine del giorno è del presidente della Repubblica. Mancino non ha molta voglia di fare il giustizialista.
LAnm invece afferma che è necessario un «segnale forte». È vero che cè la presunzione di innocenza, il giudizio disciplinare del Csm e i vari gradi giudiziari, ma il «sindacato» delle toghe questa volta prende subito le distanze, criticando neppure tanto velatamente premier e governo. Ecco allora il segretario dellAnm Giuseppe Cascini puntare il mirino su Palazzo Chigi: «Il tentativo di sottovalutare la gravità della vicenda è una linea pericolosa perché questa ha le caratteristiche analoghe a quelle degli anni Ottanta. Le differenze riguardano solo aspetti più grotteschi e poco istituzionali anche rispetto alla loggia P2, ma i fatti che emergono sono chiarissimi, per questo noi abbiamo espresso subito la nostra indignazione».
Una presa di posizione alla quale reagisce vivacemente Renato Borzone, difensore di Carboni: «È un giudizio sommario sulla vicenda processuale su cui domani (oggi, ndr) si pronuncerà il tribunale del riesame». Le toghe, insomma, hanno già emesso un verdetto, senza passare dal tribunale.