Il dottor Johnson in pillole. Così Manganelli ha vinto la sfida

Adelphi ha da poco pubblicato Vita di Samuel Johnson di Giorgio Manganelli. Un concentrato arguto e bizzarro della monumentale biografica che James Boswell ha dedicato nel 1791 al padre del primo Dizionario di lingua inglese

Il dottor Johnson in pillole. Così Manganelli ha vinto la sfida

Samuel Johnson è stato uno dei primi intellettuali a porsi domande precise e non vagamente ideologiche sul ruolo dello scrittore nella società moderna. È stato altresì un valente, e per certi aspetti sorprendente, lessicografo. Ovviamente è stato un acerrimo fustigatore dei costumi del suo tempo e un raffinato interprete di classici e lettore sensibile dei suoi contemporanei. Insomma un personaggio pubblico di prim’ordine che oggi, però, viene essenzialmente ricordato per due motivi. Il primo riguarda la sua fede politica (un tory dalle idee e dalle posizioni mai conformiste). Il secondo riguarda il suo singolare destino: finire personaggio celeberrimo piuttosto che autore eccelso. La biografia a lui dedicata da uno dei suoi più stretti amici ha finito, infatti, per diventare, nel corso dei secoli, una pietra miliare della letteratura inglese. La Vita di Samuel Johnson, scritta dal suo discepolo e amico James Boswell e pubblicata la prima volta a Londra nel 1971 a distanza di sette anni dalla morte del celebre «soggetto», è considerato il capolavoro del genere biografico. Per oltre vent’anni il giovane Boswell ha seguito passo passo la vita e il lavoro di Johnson, uomo coltissimo e tra le figure certo più singolari del Settecento inglese. Un carattere difficile e una certa indolenza, gli facevano preferire la facondia alla penna, ed è per questo che la cronistoria lasciataci dal suo discepolo si può considerare come un’opera parimenti attribuibile al suo personaggio. Johnson in fondo ha lasciato nella monumentale biografia di Boswell tutto il suo sapere migliore e i frutti più succosi della sua intelligenza. Unico enorme difetto di questo testo è la sua lunghezza. La Garzanti ha il merito di averne fornito un’accurata edizione nella prestigiosa collana della Spiga. Un merito, però, che nulla ha potuto contro la sua dimensione. La pubblicazione risale al 1982 e da allora si attende ancora un’edizione abbreviata e adatta agli studenti (ma non solo), come quella fornita dalla britannica Penguin (che con poche sterline mette a disposizione degli acquirenti di paperback le migliori battute di questo «maestro»). Nel frattempo possiamo consolarci con la riedizione da parte della casa editrice Adelphi di un prezioso pamphlet di Giorgio Manganelli scritto nel 1961. Manganelli, da eclettico anglista qual è, ha accettato la sfida lanciata dal traduttore francese di Oscar Wilde, Marcel Schwob, che era solito dire: «Se Boswell fosse riuscito a concentrare in dieci pagine la sua monumentale Vita di Samuel Johnson, avrebbe dato alla luce l’opera d’arte tanto attesa». La «biografia sintetica» offre le perle più lucenti dell’intelligenza di Johnson e insieme regala al lettore di oggi un ritratto collettivo dove - sullo sfondo di una Londra torva e poco raccomandabile - accanto a Johnson figurano i suoi più cari amici: Richard Savage, scrittore fallito, sregolato e ribaldo, Topham Beauclerk, ilare e irresponsabile libertino, e naturalmente James Boswell, autore di un «calco letterario fedele fino alla allucinazione» del modo di essere del celebre «dottore». Tutti personaggi che offrivano prima a Boswell stesso e poi all’onnivoro Manganelli un materiale prezioso per «intellettualizzare» l’esistenza. Dal testo dell’autore di Improvvisi per macchina da scriver e (1989) e Letteratura come menzogna (1967), emerge anche un Johnson eroe di una civiltà già di massa, un divo ammirato e amato per la sua esuberante personalità, capace di ammaliare legioni di ascoltatori e di frequentatori dei migliori salotti londinesi del tempo. La scelta di Manganelli è motivata anche da una forte affinità con l’autore inglese che riscopre nel lato più segreto: la malinconia, l’ipocondria, l’infelicità, fieramente combattute con il lavoro, con «i doveri dell’intelligenza, presidio della chiarezza interiore e dunque della moralità». Per chi è interessato a conoscere il «dottor Johnson», oltre al lavoro di Manganelli, c’è in commercio una nuova traduzione di Rasselas principe di Abbissinia, satira filosofica sulla dolorosa irrazionalità del mondo, pubblicata nel 2005 dall’editore Marsilio. Per chi è pratico della lingua inglese possiamo consigliare oltre alla riduzione della Vita di Samuel Johnson della Penguin anche una nuova e documentata biografia del celebre intellettuale inglese pubblicata da pochi giorni da Weindenfeld & Nicholson. Si intitola Samuel Johnson, a biography e l’ha scritta Peter Martin (ne è uscita una recensione anche sulla Repubblica il 13 gennaio). Un saggio molto documentato che sfrutta come fonte i diari (ancora inediti) del suo giovane amico e biografo Boswell. Pagine, queste ultime, che danno conto di un «dottor J.

» affatto lontano dai cliché che l’hanno reso immortale. Oltre a risultare meno collerico e malinconico, il dottor Johnson di Martin offre l’immagine di un conservatore illuminato, molto duro anche nei confronti dell’imperialismo britannico.

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