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«Dove osano le aquile», il libro sul secondo scudetto della Lazio

Partendo dalle 18.04 del 14 maggio 2000, quando i biancocelesti diventano campioni d'Italia, il giornalista Stefano Greco offre un percorso fatto di foto, retroscena inediti e racconti delle vittorie degli aquilotti nella stagione

Un ricordo e una testimonianza che riporta indietro a 10 anni fa, quando alle 18,04 del 14 maggio 2000 la S.S.Lazio vinse il suo secondo scudetto. Nel libro di Stefano Greco, dal titolo «Dove osano le aquile», viene raccontato tutto questo, un percorso fatto di foto di immagini, retroscena inediti e racconti delle vittorie degli aquilotti.
Alla presentazione del libro c'erano anche Massimo Cragnotti, figlio dell'ex patron Sergio, il delegato allo Sport del sindaco di Roma, Alessandro Cochi, il giornalista della Rai Gabriele La Porta, e Pino Capua, membro della commissione Antidoping della Federcalcio.
Oltre a ricordare la storia della società sportiva della capitale, oggi sono state parecchie le note dolenti sul tavolo. A cominciare è stato proprio La Porta, che ha detto di non capire «come si possa affrontare un altro campionato in queste condizioni. Siamo i primi a vantare il maggior numero di giocatori che non giocano ma percepiscono lo stipendio».
Anche Sergio Cragnotti non ha risparmiato una stilettata a Lotito, affermando di sperare che «possa mettersi una mano sulla coscienza per far rivivere alla squadra i successi di un tempo. La gente laziale se lo merita». «Qualcuno - ha continuato Capua - abbia la forza di far capire quanto il popolo laziale vada rispettato, perchè è un valore».
Cochi, invece, ha ripercorso i momenti della vittoria del secondo scudetto, ricordando che «non c'è stata nessuna celebrazione del decennale della vittoria del secondo tricolore, solo questo libro per celebrarlo».


Il libro nasce, ha raccontato l'autore, «da una domanda che mi ha fatto mio figlio: mi ha chiesto se amassi di più una o l'altra squadra che ha vinto lo scudetto. Gli ho risposto che alla seconda vittoria la squadra era cambiata ed era cambiato tutto il calcio, grazie anche alla presenza di persone come Cragnotti».

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