Treviso - Paolino Barbiero, segretario provinciale della Cgil, che fa: diventa leghista?
«Ehi voi del Giornale, non fatemi brutti scherzi. Di testa non sono ancora andato via».
Non ha ricevuto telefonate preoccupate dal suo sindacato?
«Qualcuna sì. Mi hanno fatto la sua stessa domanda. Ma qui bisogna abbandonare le questioni ideologiche e affrontare i fatti. Ci vuole realismo».
Dal Capitale di Marx al pragmatismo di Andreotti.
«Io rappresento i lavoratori e i pensionati. Questo è il mio lavoro. Devo affrontare questa brutta situazione, non mettere limiti alle soluzioni».
Giovedì c’è un vertice in provincia, il cui presidente Leonardo Muraro è leghista: accoglierà a braccia aperte la vostra svolta.
«Ci siederemo al tavolo della provincia perché sono stati loro a convocarlo, in quanto titolari della delega sul mercato del lavoro e sulla formazione. Vogliono raccogliere le istanze delle parti sociali per coordinare gli interventi. E in quella sede chiederemo alla provincia di tenere sotto controllo la dimensione della crisi del lavoro. La caduta dei livelli occupazionali colpisce nell’ordine gli immigrati, le donne e gli over 45».
Avete già formalizzato la vostra proposta di bloccare i nuovi flussi migratori?
«Ne abbiamo parlato con l’associazione degli industriali, quelle degli artigiani e dei commercianti. Non c’è nulla di scritto ma siamo sostanzialmente d’accordo, a parte qualche differenza da poco».
Per esempio?
«Agli artigiani farebbe comodo non chiudere del tutto i flussi. Sono aziende che in media hanno quattro o cinque dipendenti, in settori come l’edilizia gli stranieri raggiungono e talvolta superano il 50% degli addetti. Se queste imprese licenziano perché c’è poco lavoro, devono pagare il Tfr ai lavoratori e sono cifre pesanti: quando il mercato ripartirà vorranno assumere gente disposta a guadagnare meno».
Cioè i nuovi arrivati che anche la Cgil vuole evitare.
«Noi dobbiamo tutelare i lavoratori. Questa è gente che gli imprenditori di queste parti hanno cercato, magari non gli hanno insegnato l’italiano ma a maneggiare un tornio o una saldatrice sì. Sono persone integrate nel tessuto sociale, i loro figli vanno a scuola con i nostri, pagano le tasse e hanno fatto il mutuo per comprarsi una casa. Se restano senza lavoro, dopo sei mesi devono essere rimpatriati».
Oppure diventano clandestini.
«Clandestini candidati al carcere. Il 75% degli immigrati detenuti non sono delinquenti, ma stranieri privi del permesso di soggiorno. Da queste parti ci vogliono anche 18 mesi per rinnovarlo, anche se lo straniero vive in Italia da anni e quindi non è sconosciuto alle nostre autorità».
Quindi voi chiedete alle autorità di impedire nuovi arrivi.
«Cosa facciamo, rimandiamo a casa quelli che vogliono lavorare per tenerci i delinquenti clandestini?».
Lo sostiene anche la Lega. Ma non era a sinistra che si teorizzava la politica dell’accoglienza?
«Qui non c’entra la politica. È una questione molto pratica che va affrontata nel merito, con pragmatismo e trasparenza. Siamo consapevoli che non siamo in un momento in cui fare assunzioni, ma appena ripartirà il mercato del lavoro noi vogliamo garanzie che l’offerta vada a chi è iscritto alle liste di mobilità, sia esso italiano o straniero. Prima di riaprire le porte a nuovi flussi bisogna riassorbire i disoccupati e regolarizzare gli stranieri che si trovano in Italia da irregolari».
Vorrebbe una nuova sanatoria?
«Non chiudiamo gli occhi davanti alla
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