Se non fosse che il film è così maledettamente ipermelodrammatico ci sarebbe da ridere al siparietto che Will Smith e Rosario Dawson, i due protagonisti di Sette anime (in inglese "Seven Pounds", citazione shakespeariana da "Il mercante di Venezia" delle libbre di carne pretese dall'usuraio Shylock), hanno messo in scena ieri a Roma incontrando separatamente i giornalisti.
Dapprima ha iniziato la Dawson, d'una bellezza imbarazzante in un elegante tailleur grigio, a raccontare la difficoltà del partner nel girare l'unica scena d'amore del film, ma anche la prima per Will Smith con un'estranea: «All'inizio Will ha mostrato un po' di difficoltà e sembrava imbarazzato. Allora si è gettato sul letto supino come a voler dire "prendimi". Nervosissimo mi chiedeva sempre: "Come lo facciamo? Come ti tocco?". Poi ha chiesto aiuto al suo amico fraterno Tom Cruise che era lì per il debutto del figlio Connor (adottato con Nicole Kidman) in un piccolo ruolo. Credo che la risposta sia stata piuttosto deludente: gli ha detto che non vedeva quale fosse il problema visto che lui lo faceva sempre nei film. Infine, grazie alla moglie, anche lei attrice, che gli ha detto di non farle fare una brutta figura, tutto è andato per il meglio». Ma non è finita. La Dawson s'è messa a mimare anche alcuni accorgimenti presi dalla star afroamericana: «Ha tirato fuori una specie di cuscinetto che ha messo tra me e lui nelle parti più intime». Stessa storia per un'altra scena in cui però doveva solo baciarla: «Continuava a rimandarla dicendo che non se la sentiva. Ogni volta mi deodoravo e mi lavavo i denti e poi niente. Un giorno mi dà un cazzotto sulle braccia e mi dice che è pronto. A quel punto sono stata io ad avvertirlo che non andavamo mica ad un incontro di football».
Chissà se sia tutto frutto di un'abile operazione di marketing, fatto sta che anche Will Smith si è rivelato ossessionato da quelle poche sequenze. Ha mimato anch'egli la scena: «Non è stato per niente facile. Io mi mettevo così e Muccino davanti a tutti mi diceva muoviti così, accarezza in quest'altro modo. Tutto questo mentre magari uno della troupe mi scrutava con un sandwich in bocca. Mi sono sentito come alle Olimpiadi in cui fai il tuo esercizio e gli arbitri alzano la paletta con il voto».
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