L'austerity passa in secondo piano al G20 che si è svolto nel fine settimana a Sidney, in Australia, dove i venti Paesi più industrializzati del mondo si sono dati un obiettivo numerico preciso. Il risultato è, a detta degli osservatori, importante ma non certo ambizioso. La decisione presa è che in cinque anni la crescita economica globale, dopo la recessione causata dalla crisi finanziaria del 2008, debba crescere di un ulteriore 2% rispetto alla traettoria prevista, grazie a nuove politiche e riforme.
Ha prevalso così la linea di Fmi, Ocse, Francia, Australia e Giappone, che volevano stabilire un target mirato, rispetto alla Germania che preferiva l'idea di una generica «raccomandazione» sulla traiettoria di crescita.
«Ci impegniamo ad attuare politiche che puntino a far aumentare il prodotto interno lordo globale del 2% rispetto alla traiettoria di crescita attuale nei prossimi cinque anni», si legge nel comunicato finale del G20. Il comunicato aggiunge che le politiche possono tradursi in 2mila miliardi di dollari di attività economica in più e decine di milioni di posti di lavoro.
«Questa crescita - specifica Angelo Drusiani consulente di banca Albertini Syz- a differenza di quella degli anni passati, non sarà trainata dai Paesi emergenti che hanno rallentato la corsa. Si punta a una ripresa economica specialmente negli Usa, dove è già in corso grazie alle politiche impostate dalla Federal reserve, e all'Europa». Quanto ai mercati finanziari non c'è da attendersi molto da questo impegno del G20. «Le Borse - continua Drusiani- hanno già corso molto. Certo in Italia, se il nuovo governo riuscisse davvero a fare qualcosa di positivo, si potrebbe assistere a una ulteriore crescita».
Ma dalle prossime aste Bot e Btp attese per domani non dovrebbe essereci sorprese. «Quest'asta è per titoli con scadenze brevi - aggiunge Drusiani - mentre maggiori informazioni potrebbero arrivare giovedì quando ci sarà l'asta titoli a 5 e 10 anni». Quanto alla ripresa negli Usa Drusiani specifica: «In Europa non ci sono stati aiuti da parte delle banche centrali come negli States». La questione, però, è importante tanto che il G20 ha chiesto maggiore trasparenza nelle politiche monetarie degli Stati proprio a causa del «tapering». E il presidente della Bce Mario Draghi, ha definito il piano «ambizioso». La ripresa economica dell'eurozona - ha proseguito Draghi - resta «modesta», ma inizia ad essere «meno fragile» e mostra segnali di recupero. E per quanto Draghi abbia assicurato di non riscontrare spinte deflazionistiche, ha promesso che la Bce «è pronta ad agire» nel caso di un deterioramento delle prospettive di inflazione. Le nuove stime al 2016 saranno disponibili a marzo e non è da escludere che già nella prossima riunione di politica monetaria il board Bce decida di intervenire. Per Cristine Lagarde direttore dell' Fmi sono necessari ulteriori sforzi di cooperazione internazionale per favorire la fase di recupero attuale. Dello stesso avviso il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco: «per aumentare la crescita potenziale bisogna realizzare le riforme strutturali».
Quanto alla controversia in merito ai profitti dei big hi-tech, come Google e Apple, si è deciso che debbano pagare le tasse dove si creano, con un via libera «allo scambio automatico di informazioni in materia di tasse entro la fine del 2015 fra i Paesi membri del G20».
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