Il Giorno del Ricordo è uno dei frutti della caduta del comunismo. Finché ci sono stati Urss e Pci le vicende legate alla strage di Porzus, alle foibe e allesodo sono state tenute lontano dalla memoria nazionale e dai manuali scolastici. Dopo il 1991 la verità si è fatta strada, anche se bollata come «revisionismo». La sostanza del «revisionismo» consiste nel fatto che la generale ammissione dei crimini commessi dai comunisti ha destabilizzato il richiamo allantifascismo come categoria fondante della democrazia; in seguito è iniziata anche una rilettura di pagine che erano state stracciate, o mistificate, della Resistenza.
Proprio nei giorni scorsi lAssociazione degli ex partigiani della Osoppo-Friuli ha ricordato a Udine questi tragici capitoli della storia nazionale. In modo preciso storici come Elena Aga-Rossi, Roberto Chiarini, Pietro Neglie, Paolo Pezzino, Raoul Pupo e Tommaso Piffer hanno messo a fuoco in modo organico luci e ombre dellantifascismo e soprattutto le fratture e le radicali contrapposizioni allinterno della Resistenza a partire appunto dalle vicende che si svolsero sul confine nord-orientale dove i comunisti animarono una Resistenza «parallela» al di fuori del Cln e contro gli alleati nel segno di un «internazionalismo» anti-italiano e filosovietico. Il disegno di assorbimento delle brigate partigiane italiane nellesercito jugoslavo, con lepurazione dei militari italiani che avevano dato vita alla Resistenza in quanto rei di aver combattuto contro la Jugoslavia, iniziò mentre lUrss patrocinava lingresso del Pci nel governo Badoglio. A tradire, favorendo i tedeschi, furono infatti i partigiani comunisti. Già prima del massacro di Porzus del febbraio 1945 nella ritirata invernale i partigiani comunisti avevano facilitato i tedeschi nellassalto ai partigiani non comunisti della Osoppo. Così losovano Guido Pasolini scrisse al fratello Pier Paolo: «Incaricati di proteggerci le spalle (i comunisti) si ritirarono senza sparare un colpo! Ancora una volta ingannati!».
Nellottobre del 1944 Palmiro Togliatti, dopo aver ricevuto a Roma gli emissari di Tito, Kardelj e Gilas, impartisce a Vincenzo Bianco, rappresentante del Pci nella Venezia Giulia, lordine di «favorire loccupazione della Regione Giuliana da parte delle truppe del Maresciallo Tito». In quelle stesse settimane identiche rivendicazioni e proposte venivano avanzate da parte jugoslava al Cln dellAlta Italia, ma linviato di Tito riceveva il più categorico rifiuto da parte di Alfredo Pizzoni, che presiedeva il vertice dellantifascismo italiano. E gli stessi «garibaldini» che avevano compiuto la strage di Porzus dopo essere stati inglobati nel IX Korpus vennero trasferiti dal Friuli sempre più ad est dellIsonzo e poi verso Lubiana in modo da non far partecipare partigiani italiani, anche se comunisti, alla liberazione di Trieste.
Il dramma dei partigiani traditi dai comunisti
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