Politica

Il dramma di Noemi: muore in ospedale mentre nasce il fratello

Ostia, la piccina era gravemente malata dalla nascita. Il padre denuncia l’Asl: «Non l’hanno aiutata»

Stefano Vladovich

da Roma

Muore a 4 anni mentre, nello stesso ospedale, nasce il fratellino. E la Procura di Roma apre un’inchiesta: due i medici indagati per negligenza al Giovan Battista Grassi, il nosocomio di Ostia, sul litorale di Roma, dove ieri mattina si è consumata la tragedia. Sott’accusa il macchinario necessario per la piccola Noemi, affetta fin dalla nascita dalla sindrome di Werdinng-Hoffmann, una rara forma di atrofia muscolare spinale che colpisce i centri nervosi.
«Siamo intervenuti subito dopo la denuncia del padre - spiega il dirigente del XIII commissariato, Rosario Vitarelli - sequestrando l’autorespiratore e la cartella clinica. L’uomo ha raccontato che l’apparecchiatura andava spesso in allarme, non funzionava a dovere. L’ultima volta domenica. Il genitore si rivolge ai medici chiedendo assistenza. Ispezionato l’apparecchio viene riconsegnato e dichiarato efficiente». Ciro Turco, il papà di Noemi, per ben tre volte denuncia la pessima assistenza della Asl competente, la Roma D. Senza, però, ottenere molto. Alla figlioletta, come ad altri piccoli pazienti, è stato assegnato un «polmone artificiale», indispensabile per sopravvivere, e l’assistenza domiciliare. Il 31 luglio qualcosa non funziona come dovrebbe. La moglie di Ciro, nel frattempo, viene ricoverata nel reparto di Ginecologia della stessa struttura ospedaliera. Al sesto mese di gravidanza, a distanza di 4 anni da Noemi la donna sta per mettere al mondo il secondo figlio. Un tragico destino lega le vite dei due fratellini: lasciata la moglie in ospedale l’uomo torna a casa con la strumentazione testata e giudicata funzionante. «Vai tranquillo, non c’è motivo di preoccuparsi» le parole del tecnico. All’alba di ieri Ciro si accorge che Noemi respira a fatica. Chiama immediatamente il 118, dalla postazione di via Passeroni parte l’ambulanza. Cinque minuti dopo è in piazza Ener Bettica. Ma al pronto soccorso del Grassi la bimba giunge priva di vita.
«È stata abbandonata a se stessa - accusa il padre - l’ho spiegato più volte agli agenti. La polizia farà dei sequestri; spero di ottenere giustizia». Il primo esposto viene presentato nel marzo scorso. Anche allora la situazione è la stessa: Noemi, attaccata a un autorespiratore da quando è nata, non avrebbe un’assistenza adeguata alla malattia. I verbali si concludono sempre con le stesse parole: «Chiedo solo che mia figlia - scrive Turco - alimentata da un sondino gastrico e a letto, venga assistita da specialisti quando ce n’è bisogno. Finora la Asl ha fornito l’apparecchio per la respirazione e l’assistenza infermieristica che però, dato le sue condizioni, non è sufficiente». La magistratura, intanto, ha disposto l’autopsia della piccola che avverrà presso il policlinico Gemelli. «Ciò che è accaduto è vergognoso - dice Sabatino Paganelli, presidente della Fondazione Federica, un’associazione che si occupa dei bambini affetti dalla sindrome di cui soffriva Noemi, 53 in Italia -. Questa è una morte annunciata. In altre città i bimbi frequentano un’aula scolastica grazie ai mezzi a disposizione come la videoconferenza. Per Noemi siamo dovuti ricorrere a denunce su denunce per farle ottenere il minimo. Vogliamo chiarezza, a cominciare dalla vicenda del respiratore che andava sempre in tilt».
Fra i casi più sconcertanti accaduti al Grassi quello del piccolo Marco Sebastian, nato in perfetta salute, morto «semicarbonizzato» a 24 ore di vita dopo avere trascorso la notte in un lettino termico. «Il referto istologico parla di ustioni sul 60 per cento del corpo - ricorda il legale della famiglia Mecea - anche se l’esame della culla, avvenuto 10 giorni dopo il fatto, afferma che la stessa non presenta anomalie.

Dal 2000 aspettiamo l’apertura del processo e la messa agli atti dei vetrini».

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