Droga e sangue caldo: pestaggio in via S. Luca

Droga e sangue caldo: pestaggio in via S. Luca

(...) via S. Siro. Molti passanti, per lo più giovani, molti stranieri, i ragazzi di un gruppo musicale che scaricano dalle auto gli strumenti per un concerto in uno dei locali della zona. Da un bel pò un ragazzo tossicodipendente cammina avanti e indietro, sproloquiando con fantasia e creatività (peraltro invidiabili) a voce decisamente molto alta. Troppo. E' italiano, ben piantato, oltre la trentina, totalmente fuori di sé. Da uno dei palazzi vola un sacchetto pieno d'acqua, che lo manca. Dall'alto una voce maschile altrettanto italiana urla un «basta, piantala di fare casino, ho una bambina di 9 mesi che dorme», condito con bestemmie e qualche insulto. Si avvia uno scambio di battute a distanza totalmente surreale, grottesco, paradossale. L'ironia del drogato è follemente acida, fastidiosa, il suo disagio personale va a superare i confini del lecito «pubblico» accettabile. L'epilogo è tristemente brutto e scontato: in una sequenza rapida quanto impressionante l'inquilino, di qualche spanna più basso e più giovane, scende in strada gridando, dà una spinta al disturbatore della quiete, che finisce immediatamente e scontatamente disteso a terra. Una vicenda che «ragionevolmente» poteva forse concludersi con un paio di schiaffoni termina in un pestaggio selvaggio a calci in faccia ed al costato. Il tossico non è in grado nemmeno di proteggersi il volto, totalmente inerme. Il tutto dura una ventina di secondi, qualcuno dei ragazzi del gruppo ha appena il tempo di urlare «basta», poi tutto finisce. Un ragazzo maghrebino si avvicina al corpo disteso, dice qualcosa, dopo si allontana anch'esso barcollando, dicendo di chiamare il 118. Dettaglio agghiacciante: ha una siringa poggiata all'orecchio, come i negozianti d'un tempo. Probabilmente si stava facendo poco lontano. Sembra di essere in un fumetto di Andrea Pazienza, invece è Genova, centro storico. Uno dei musicisti chiama l'ambulanza, che arriva preceduta da una coppia di poliziotti.

L'uomo a terra respira, in qualche modo riesce ad accucciarsi, lamentandosi del trattamento ricevuto e subito dopo, alla richiesta delle generalità inizia a parlare di… alpini. Il brutale condomino rientrando a casa, si giustifica con i musicisti per l'acqua lanciata: «Scusate, ma ho una bambina di 9 mesi». Povera bambina, viene da pensare.

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