Venerdì sera, inizia il solito fine settimana di «sballo» e la polizia intensifica i controlli per contrastare lo spaccio, in particolare nella zona intorno a corso Como, dove sono stati fermati quattro africani, clandestini e pregiudicati, e tre consumatori. Altri interventi sono stati effettuati anche in via Settembrini e viale Campania, dove sono stati arrestati altri due pusher, anche in questo caso provenienti dal Continente nero, e identificati tre consumatori.
Il punto di maggior attenzione comunque resta sempre quello intorno a corso Como, la cosiddetta «movida» milanese, che ruota principalmente intorno alle discoteche Hollywood e Tocqueville. Dove sembra quasi non sia possibile entrare se prima non si è fatta una pista di cocaina. Qui a partire dalle 20 è iniziata lattività dellUnità operativa criminalità diffusa, la nuova sezione voluta dal dirigente della mobile Francesco Messina e affidata ad Alfredo Criscuolo per contrastare la microcriminalità. Gli agenti si sono appostati in zona e hanno filmato i contatti e la trattativa tra spacciatori e clienti.
Alla fine sono stati arrestati quattro stranieri sorpresi a vendere dosi di cocaina, per altro di non grandissima qualità. In particolare, in corso Como un senegalese di 38 anni e un gambese di 28, mentre poco distante, in corso Garibaldi, sono finiti in manette un marocchino di 22 anni e un algerino di 21. La consueta rigida suddivisione, fatta in base alle etnie degli spacciatori che si suddividono il territorio. I quattro africani sono personaggi già noti alle forze dellordine, hanno ovviamente precedenti specifici e, altrettanto ovviamente, sono clandestini. Ogni volta vengono arrestati e dopo un breve periodo in carcere, se ne tornano fuori a spacciare. Intercettati anche tre consumatori, due ventenni e un cinquantenne, segnalati alla prefettura.
La retata dellUocd è poi proseguita in altre zone della città, come via Settembrini, dove è stato fermato un algerino e segnalato un cliente italiano, e in viale Campania, dove è stato bloccato un altro gambese e un paio di italiani sono stati identificati per la trasmissione dei loro dati al prefetto che dovrà ora decidere i consueti provvedimenti a partire dal ritiro della patente.
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