Droga, prostitute e campi rom: «Servono leggi e un commissario»

«I nostri numeri sulla sicurezza dimostrano una cosa sola: che Milano non ha mai sottovalutato il problema, da dieci anni è capofila nella lotta al degrado urbano, argomento che la sinistra scopre appena oggi con la speranza di racimolare il consenso perduto». E ancora: «Il ministro dell’Interno, al di là delle dichiarazioni ai giornali, continua a rispondere picche su droga, certezza delle pene, immigrazione e violenza sui deboli. Il disegno di legge Amato-Ferrero va ritirato». L’affondo di giornata è firmato dal vicesindaco Riccardo De Corato, che presenta il «bilancio d’esercizio» della Polizia locale, impegnata su diversi fronti nell’attività di prevenzione e repressione dell’illegalità.
Lucciole

È nel contrasto alla prostituzione che Milano può vantare l’impegno di più lungo corso. Risale infatti al 1998 l’ordinanza studiata per eliminare alla radice il mercato del sesso in strada, basata sul divieto di sosta occasionale per evitare «l’intralcio alla circolazione stradale». In questo modo sono state inflitte quasi 16mila multe in otto anni ai clienti delle prostitute. L’ammontare delle multe comminate in tale periodo di tempo è pari a 2 milioni e 648mila euro (ogni verbale è di 130 euro). La proposta è stata lanciata al Tavolo di revisione normativa tra le grandi città e il governo. L’idea è di introdurre il reato penale di prostituzione in strada - con deroghe per le donne ostaggio del racket - e di punire penalmente anche gli stessi clienti, in caso di recidiva. «Siamo l’unico Paese che tollera le prostitute sia in casa sia sui marciapiedi - fa notare De Corato -. Almeno così interveniamo per la vivibilità nei quartieri. Su questo siamo molto attivi: nei primi sei mesi di quest’anno le sanzioni sono state 1.693, ben il 40 per cento in più dell’anno precedente». Ma il vicesindaco tiene a precisare: «Nessuna “furbata” per far cassa. Con i proventi delle multe finanziamo dal 2001 un progetto di assistenza sociale per le donne vittime della tratta». Il Comune ha messo a disposizione 1,2 milioni, lo Stato ha partecipato con 820mila euro. L’iniziativa ha permesso di «liberare» e assistere in comunità 360 ragazze sfruttate.
Nomadi

«La città sta pagando gli errori di un esecutivo che, a differenza di Spagna e Inghilterra, non ha posto alcuna moratoria all’ingresso della Romania nell’Unione europea. Il problema è di governare i flussi migratori», aggiunge il vicesindaco. La data della svolta resta quella del 12 gennaio scorso, quando - evento inedito in Italia - capifamiglia rom e istituzioni hanno firmato il Patto di socialità e legalità, che prevede diritti ma soprattutto doveri. «Per il resto, è inutile girarci intorno: questa è un’invasione. Basti pensare che nel ’97 i romeni regolari a Milano erano 734; i residenti a giugno sono diventati 6.460. E negli ultimi sei mesi si sono avute 511 nuove iscrizioni all’Anagrafe, più di quelle registrate nell’intero 2006». Senza contare gli arrivi «da clandestini», che ingrossano le file di un esercito arrivato a contare fino a 100mila individui. Nella sola comunità romena sfiorano il 35 per cento sul totale delle presenze. Complessivamente sarebbero tra i 60 e i 100mila gli irregolari in città.
La popolazione dei 12 campi nomadi autorizzati dal Comune, oltre agli «invisibili» delle tante baraccopoli abusive sparse sul territorio, ha raggiunto le 10mila unità. Ecco la mappa degli insediamenti, tra una ventina di favelas, un centinaio di edifici e aree dismesse occupati e decine di stazionamenti in pubblica via, molto difficili da tenere sotto controllo.

Tuttavia i tempi per l’entrata in ruolo del prefetto Lombardi a Commissario straordinario per l’emergenza sono maturi - «A fine mese dovremmo avere finalmente la nomina», anticipa De Corato.
Per il prossimo faccia a faccia con il governo, invece, bisognerà attendere la conferenza Stato-Regioni in programma tra dieci giorni.

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