Drogba e Tevez, l’Inter vuole pure la Champions del mercato

nostro inviato a Appiano Gentile

C’è il Panathinaikos: dimenticare la Juve sognando Drogba. Complicato? No, José Mourinho ha spiegato quasi tutto per bene. E chi un po’ crede di conoscerlo, ha compilato le caselle vuote. «Il nostro periodo peggiore lo abbiamo passato dopo il 4-0 dell’Olimpico. C’è stato un calo di motivazioni, questione di testa. Con la Juventus abbiamo giocato la miglior partita della stagione e ho paura. Non del Panathinaikos, perché noi siamo meglio, ma dell’Inter. Temo che la maggior parte di quelli che hanno giocato sabato non abbia la mentalità giusta per affrontare una squadra che invece sarà motivatissima perché può ancora qualificarsi agli ottavi di Champions». E quindi come si comporterà? «Non lo so - ha risposto Mourinho -. Non ho ancora deciso, non sempre un allenatore ha le idee chiare e le soluzioni pronte». Detto con un mezzo sorriso. A sentir lui la squadra che si gioca il passaggio alla fase vera della Champions, l’ha decisa in nottata: «Dopo una serie di colloqui con i giocatori. Devo capire chi ha staccato veramente e di loro mi fido perché se uno mi dice che è pronto, io lo faccio giocare, però poi la responsabilità è sua».
Quindi nomi zero, tranne un «Balotelli ci sarà», buttato lì nel mucchio. E non state lì a menargliela con il modulo. Ieri Mou, grazie al cielo, ha un po’ risollevato tutti noi che in fondo ci crediamo ma fino a un certo punto: «Il 4-4-2? Il rombo? Giocavo così cinque anni fa, non è un’invenzione di Roberto Mancini e neppure mia, ma in quello stesso modulo si può giocare con sistemi differenti, tanto da passare dal bianco al nero. Conta di più la mentalità giusta, io so che sarà difficile creare quel clima che c’era ad Atene nella partita di andata. Vorrei una squadra che gioca in casa con il Panathinaikos così come giocherebbe all’Old Trafford con Il Manchester United».
A proposito di Manchester, c’è Carlitos Tevez in scadenza di contratto che piace sempre tanto al presidente. L’argentino rientra perfettamente nella tipologia del calciatore interista, sufficientemente pazzo, inattendibile, volubile, unico, nel suo ruolo un crac. Inoltre è anche in scadenza, il che non significa che viene via a giugno a costo zero perché il suo cartellino è di proprietà di una holding iraniano-brasiliana che al termine di ogni contratto ne rientra in possesso. L’Apache costa una ventina di milioni e altri cinque di ingaggio, uno così forte nello stretto all’Inter manca. Ma Mou è rimasto affezionato a Didier Drogba, un ivoriano che ha sempre detto di considerare il suo ex allenatore un padre, pronto a seguirlo anche all’inferno. Lunedì sera Marco Branca, Jorge Mendes, procuratore di Mourinho, Didier Drogba e il suo agente, erano a tavola in un ristorante di Londra. Josè, quando gli hanno chiesto conferma è diventato un po’ rosso e ha detto che lui invece era a cena sul lago di Como. Poi ha avuto una contrazione nervosa.

Davanti sarebbe una rivoluzione anche perché il Tottenham ha chiesto seriamente Balotelli e paga forte, Crespo conosce il suo destino e Adriano resta appeso a un filo sottilissimo. Ma ieri Josè fingeva di aver paura: «Non so se li battiamo ’sti greci».

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