Il Duce reincarnato vende lunari «Bossi m’ha copiato la moneta»

Il Duce reincarnato vende lunari «Bossi m’ha copiato la moneta»

La reincarnazione del Duce, Sua Eccellenza Pierino Brunelli, imperatore degli Stati Uniti Mondo Federale Economico Spirituale (Sumfes) – per brevità Impero Economico Universale (Ieu) – comunica quanto segue: l’imperatore dell’Ieu è nominato ambasciatore di Dio sulla Terra; nel Comune di San Giorgio di Cesena, sul fondo agricolo sito in via Pieve di San Pietro, è cominciata la costruzione della sede dell’ambasciata di Dio presso l’Umanità; al fine di salvaguardare l’Unione Familiare, è fatto obbligo ai sudditi, senza eccezione alcuna, di copulare almeno 365 volte l’anno se maschi dai 20 ai 60 anni e se femmine dai 16 ai 56; i nomi dei dodici mesi sono modificati in freddoloso (gennaio), ragionevole (febbraio), imprevedibile (marzo), promittente (aprile), fiorito (maggio), temporalesco (giugno), afoso (luglio), torrido (agosto), mite (settembre), variopinto (ottobre), nebbioso (novembre), pigrone (dicembre); i giorni della settimana sono così rinominati: primdì, secondì, terzdì, quartdì, quintdì, riposdì, relaxdì.
Se poi avete paura di far confusione e di uscire di casa in maglietta e sandali di pigrone e con sciarpa e cappotto di fiorito, vi basterà tenere appeso nello sgabuzzino il Lunario dell’Imperatore, giunto in questo «anno 16 dell’Era nell’amore universale» alla «6ª Edizione dopo la 10ª». Il sovrano medesimo, che di anni sta per compierne 59, provvede personalmente a consegnarvelo a domicilio, pedibus calcantibus, fin nelle più remote contrade dell’impero. Che non è poi così sterminato avendo il nostro deciso che la Magna Romagna su cui egli regna incontrastato abbia per confini i fiumi Po e Metauro, la cresta dell’Appennino e l’Adriatico.
Dimenticatevi il calendario di Frate Indovino, e il Pojana di Giovanni Spello che i contadini veneti inchiodavano sul muro della stalla, e il Barbanera di Pompeo Campana che esce addirittura dal 1762. Qui, signori miei, non solo abbiamo un fenomeno di costume, uno di quei personaggi stralunati che sembrano in libera uscita da un film di Fellini. Qui siamo alla rivoluzione copernicana, alla palingenesi politica che scaturisce dall’effemeride, a una nuova religione – il brunellismo, l’ha battezzata lui – che si nutre di filosofia agreste, come ha scritto sotto i mesi di mite e variopinto («Io non vi faccio previsioni per il futuro, però due cose vi dico: 1) se si semina si raccoglie; 2) dopo la tempesta ritorna sempre il sole») e di nebbioso e pigrone («I bambini quando nascono sono tutti uguali. Sono i grandi che li fanno diversi»).
E dove lo trovi un altro come Pierino Brunelli, protosocialista e protofascista fin nei cromosomi, nato il 1° maggio, festa dei proletari rossi? Il quale dopo essere stato operaio in una fabbrica d’imballaggi, piazzista di formaggini Invernizzi, camionista e ferramenta, nel 1991 ha scoperto che il mestiere di venditore d’almanacchi, cantato da Giacomo Leopardi due secoli prima, rappresenta ancora, almeno in Romagna, una forma di sostentamento.
Certo, può diventare un’occasione di reddito a condizione che si accetti «una vita così, come Dio me la mandasse, senz’altri patti», secondo la risposta che il venditore leopardiano dà al passeggere, e ci si accontenti di un’offerta libera anziché dei trenta soldi, e si abbia la spericolatezza di Brunelli, che il 28 fiorito 1988 ha proclamato a Morciano di Romagna d’essere «il figlio prediletto di Dio venuto per giudicare i vivi e i morti», il 15 imprevedibile 1989 ha dichiarato a Predappio sulla tomba di Benito Mussolini «la guerra civile economica ecologica universale» e l’indomani ne ha informato con lettera raccomandata il presidente americano, quello russo e il Papa, chiedendo loro «un unico incontro al vertice» per evitare l’irreparabile. Benché la richiesta fosse stata inviata per conoscenza anche al presidente della Repubblica italiana e al segretario generale dell’Onu, l’imperatore dei Sumfes è da 16 anni in attesa di risposta. Ma questo nel suo lunario non era previsto.
È stato il Padreterno a indicarle il sito dove edificare l’ambasciata di Dio sulla Terra?
«In un certo senso sì. Io la considero la nuova arca di Noè. Un solo campo di terra lungo 300 metri, largo 33. Era di mio padre Cecchino, contadino, che lo ha dissodato con amore per tutta la vita. Sono 11.000 metri quadrati coltivati a vite, fagioli, piselli, fave, cipolline e radicchio. Tutt’intorno lecci, pini e querce. Gli alberi li ho creati io».
L’altro Creatore comincerà a preoccuparsi.
«Per anni ho raccolto, nelle località che visitavo, i semi delle piante che mi piacevano e ci ho fatto un vivaio. I lecci, per esempio, sono figli delle due maestose piante secolari poste di fronte alle Terme di Castrocaro».
Ma che cos’ha di speciale questo terreno?
«Arando, ho trovato i resti di una casa della centuriazione. Significa che faceva parte dei poderi che il Senato romano affidò ai primi coloni nel 268 avanti Cristo. Quindi merita un sacro rispetto. Infatti io per falciare non uso strumenti meccanici. Mi servo solo dei conigli, che brucano l’erba e in più mi concimano il prato in modo naturale».
E gli uffici dell’ambasciata?
«Una casa costruita con legno di recupero, 9,9 metri quadrati».
Strettina.
«Giusta».
Non ci sta neanche il bagno.
«Fuori, fuori! All’aperto. Il cardo si chiamerà viale della Salvezza. Il decumano sentiero della Speranza. Da lì si dipartirà il sentiero dei Sogni che porterà alla piazza del Cacciatore».
Orpo, la facevo più sensibile alle tematiche ambientali.
«Nel mio calendario è previsto che la festa dei Cacciatori duri per tutta la prima settimana del mese di pigrone. Essa equivale alla festa dell’Ecologia, in quanto i veri cacciatori, che cacciano per necessità, sono l’ecologia personificata».
Come le è venuto in mente di fondare gli Stati Uniti Mondo Federale Economico Spirituale?
«A dire il vero nell’85 ero partito col proposito di fondare il Partito democratico».
Ecco a chi hanno rubato l’idea Prodi, Fassino e Rutelli.
«L’anno dopo ho ripiegato sul Movimento lavoratori autonomi. Il Sumfes ne è la naturale evoluzione. Mi sento la reincarnazione di Mussolini. Ma non mi considero fascista. Vengo da una famiglia di repubblicani incalliti. Semmai sono socialfederalista».
In pratica?
«L’imperatore dell’infinito».
M’inchino. Ma questo Impero Economico Universale come funzionerebbe?
«Il Sumfes è un’amministrazione a cinque livelli. Il mondo va suddiviso in 1.258.400 ministati, corrispondenti ai quartieri. Siccome 11 è il mio numero preferito, 11 ministati formano il medistato, il corrispettivo del Comune, quindi avremo 114.400 medistati; 26 medistati formano il maxistato, quindi avremo 4.400 maxistati; due maxistati formano il superstato, quindi avremo 2.200 superstati. Tolga i due zeri: 22. Cioè 11 più 11».
Vabbè, ma a che serve?
«Ad amministrare il mondo, gliel’ho appena detto».
Il mondo è già amministrato da 192 o 196 Stati, ora non ricordo bene.
«Ma i 2.200 superstati hanno tutti la stessa legislazione. E fanno pagare la tassa, non le tasse».
Cioè?
«Una sola dai 18 ai 60 anni. Assurdo imporla ai pensionati per poi ridargli indietro i soldi sotto forma di vitalizio: è un inutile giro di carta».
Silvio Berlusconi ha 69 anni, quindi il superstato non gli farebbe pagare le tasse.
«Nel Sumfes non avrebbe il capitale che ha».
Questo è poco ma sicuro.
«Si paga la tassa per mantenere la struttura statale».
Al solito. E quanto?
«Come faccio a saperlo? Prima si fa il superstato, poi si decide la tassa. Di sicuro nell’Impero Economico Universale ci sarà meno personale da stipendiare».
Magnifico. Da dove si comincia?
«La Magna Romagna è il primo dei 2.200 superstati. E nel 2007 saranno vent’anni che ho coniato la prima moneta».
Come si chiama?
«Il brunelli. Eccola qua». (Estrae da una custodia una moneta d’argento che reca il suo profilo e l’iscrizione «Impero Universale Pierino Brunelli imperatore»). «Be’, questa è solo la prima. Le altre le ho fatte coniare in bronzo, meno caro. Umberto Bossi me le ha copiate».
Ma senti.
«Nel 1991 gli mostrai questo brunelli durante un comizio a Forlì e gli spiegai le mie teorie. L’anno dopo lui s’è messo a battere la lega, nel senso di moneta».
Quel figlio di buona donna.
«Per ora ha solo un valore numismatico. Il brunelli, intendo. Perché della lega non si ricorda più nessuno».
Quanti sudditi mettono insieme questi Sumfes?
«Dipende da quanti aderiranno. È una libera comunità. Per entrare si paga la Sumfestassa».
In che consiste?
«Tutto quello che uno possiede».
Peggio della supertassa del Mortadella per entrare in zona euro.
«Bisogna arrivare alla socializzazione mondiale del capitale».
Ci aveva già provato Lenin, sa.
«Sbagliando strada: lui non lasciava spazio all’iniziativa privata».
Per cui tutti gli italiani che vivono al di là dei confini dei Sumfes come li considera? Extracomunitari?
«Extraniente. Un concetto di matrice buddista».
Non lo sapevo.
«Ho letto la Bibbia, ho letto il Corano, ma come il Piccolo Budda non ce n’è. Lo spirito che è in me è quello vissuto in Romolo, Giulio Cesare e Gesù. Adesso sono il Duce. Nella prossima vita si vedrà».
In che cosa le piacerebbe reincarnarsi?
«In un’anatra. Già ci parlo e vedo che è felice».
Nel frattempo fa l’imperatore a vita.
«Mi sono autoproclamato in piazza Andrea Costa, a Ravenna, il 10 giugno 1987».
Molto democratico.
«Sono l’imperatore dei poveri. Un socialista come il primo Mussolini. Non obbligo nessuno a riconoscermi. Ho scritto le mie regole solo per dare benessere alla società».
Ho letto che il suo impero si fonda sul lavoro, come la Repubblica italiana. Non poteva fare uno sforzo di fantasia?
«Sì, ma su quello onesto. Si lavora per produrre ciò che serve. Vanno aboliti gli allevamenti industriali. E i condomini, sostituiti da casette nel verde».
Non c’è spazio.
«Se sono piccole, c’è posto per tutti. La casa è come la giacca: non deve essere né larga né stretta».
Che altro vuol abolire?
«L’auto. Si va a piedi, come faccio io: 20 chilometri al giorno. E si ritorna al cavallo. Coloro che sono abituati a fare l’amore in macchina dovranno abbandonare questa pratica disdicevole. Si procureranno un cavallo e faranno delle bellissime cavalcate in coppia, la donna davanti e l’uomo dietro».
Mica scemo l’imperatore.
«Poi se uno possiede il cavallo deve avere anche il fieno, quindi al rientro potrà distendersi nella paglia e far l’amore. Paglia e fieno stimolano e rilassano. Praticamente è una roba che se uno non la può fare non la può neanche capire».
Però ho visto che le regole dell’Ieu fissano la sospensione delle cavalcate al compimento dei 60 anni. A lei manca poco. Ripiegherà su paglia e fieno delle Emiliane Barilla?
«Intanto ognuno si regola come crede. E poi le risorse dell’uomo sono infinite».
Il Viagra è ammesso?
«Se ci si alimenta sanamente, non c’è bisogno di medicine».
Sanamente che vuol dire?
«Piadina imperiale cotta dall’imperatrice della casa, radicchio del proprio orto, accompagnato o no da cipolla, e un buon bicchiere di vino rosso fatto di uva pestata con i propri piedi, come il mio, un misto sangiovese, lambrusco, barbera che poi le farò assaggiare».
E se l’imperatrice lavora in ufficio, chi impasta la piadina?
«Impossibile. Qui dobbiamo regolamentare, avere una stabilità. Nel mondo nuovo i bambini non nasceranno soli. Le donne sposate saranno stipendiate come madri. Potranno lavorare fuori casa in attività socialmente utili, ma solo part-time, quando l’ultimo dei figli avrà raggiunto i 18 anni. L’impero si fonda sulla famiglia. Tu puoi avere tutto, però se non hai un’unione tranquilla e felice non hai niente».
Ci saranno coppie di fatto e Pacs nell’Ieu?
«Non ce li vedo. Solo matrimoni civili fra uomo e donna».
E i gay?
«Non sono da prendere come esempio».
Senta, ma che bisogno c’era di cambiare nome a gennaio facendolo diventare freddoloso?
«Tutti parlano di fare i cambiamenti. Io ho dimostrato che, se si vuol fare, si fa».
Che altro ha riscritto?
«Ho quasi completato la nuova religione: l’ordine delle cose sul pianeta Terra. Non lascio niente al caso».
Eh no.
«Come vivere un’esistenza tranquilla senza danneggiare l’ambiente. Prendere dalla terra solo ciò che ci serve. Se la terra cessa di produrre, cessa la vita. Ho previsto anche l’Irap».
Guardi che c’era già arrivato Visco.
«Parlo dell’Istituto ricostruzione ambientale planetaria. È necessario che un terzo del territorio mondiale sia coperto da alberi da bosco, alto fusto e sottobosco».
Dov’è il problema? Dal 1950 al 1980 la superficie boschiva in Italia è aumentata del 31%.
«Questo non lo sapevo. Nel mio piccolo ho contribuito anch’io. Comunque il territorio verde sarà difeso da un esercito di 138.424.000 boscaioli».
Perché proprio 138.424.000?
«Perché ci vogliono 110 boscaioli in ogni ministato e i ministati sono 1.258.400. Gliel’ho già spiegato che parto sempre dall’11».
Lei afferma: «Sono io a scrivere queste regole che Dio mi detta». Quando e come gliele detta?
«A tutte le ore. Soprattutto in sogno».
Non sarà che la sera mangia troppo? Quello che il Padreterno aveva da dettare l’ha già dettato a Mosè.
«Non vorrei toccare le religioni. Però Maometto sosteneva d’essere il profeta mandato da Dio, riconosceva che anche Cristo era stato un profeta e si credeva molto bene informato. Allora com’è che tutt’e due vedevano il mondo piatto col cielo come coperchio? Io so che il mondo è tondo. Evidentemente Cristo e Maometto non erano bene informati».
Quando s’è accorto d’essere investito di questa missione?
«Verso i 40 anni ho capito che avrei avviato la mia attività diplomatica. A guidare il governo del mondo pensavo che dovesse essere Mikhail Gorbaciov, sentivo che poteva fare qualcosa di buono per l’umanità. Gli ho anche scritto. Il mio successore è nato fra il 1996 e il 2001».
Un po’ vago. Come si chiama?
«Ah, non lo so. È un bambino che viene dal mondo. È uno dei tanti che mi avvicineranno. Gli metterò in mano il dossier con tutti i miei programmi. Altrimenti come farebbe un giovane di 25 anni a realizzare il mondo nuovo se non ha le soluzioni già pronte? Solo un vecchio può fornirgliele».
Dio le avrebbe anche conferito la laurea in ingegneria gestionale, mi hanno detto.
«Per gestire il pianeta. Me l’ha trasmessa nel cervello direttamente. Non è mica uno di quei pezzi di carta che si prendono all’università».
Che cosa dicono i suoi di tutto questo?
«In casa litigo parecchio. Mia moglie e mio figlio di 38 anni cercano d’ostacolarmi in tutti i modi. S’intruppano con i più. Se su dieci persone otto parlano male di me e due bene, stia pur certo che loro ascoltano quelle otto.

Con mia moglie non riesco a ragionarci, perché lei non ragiona con la sua testa, ragiona con la testa degli altri. Vuol avere le cose fatte ma non sa come farle. Quando io sarò arrivato, e si vedrà che lei mi era contro, significherà che la partita con la storia l’ho vinta io».
(328. Continua)
stefano.lorenzetto@ilgiornale.it

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