È indubitabile che laffondo più efficace portato da Letizia Moratti, nella scherma di «Matrix» sia stato quello di accusare il suo avversario di parlare con lingua biforcuta. Pare infatti che il candidato dellUnione abbia avuto la furbizia di predisporre due programma: uno, ufficiale, aperto e quasi ragionevole, per i moderati indecisi, i benpensanti con la guida a sinistra e le anime belle; laltro, fatto circolare ufficiosamente grazie alla stampa amica, più duro, tagliato su misura per compiacere la sinistra padrona. A questo colpo, Bruno Ferrante non ha replicato in modo fermo e chiaro e questo ha contribuito a conferirgli unaura di doppiezza, quella di un dirigente che ha vissuto due vite e che nella seconda rinnega la prima, con quel livore del neofita che, intruppatosi con la sinistra, deve farsi perdonare dai compagni radicali il passato prefettizio. Lattacco a Berlusconi è suonato falso, gratuito e per niente fine: chissà con quale tono in realtà parlava, ai tempi belli, al signor capo del governo. Ferrante ha le sue attenuanti: certi cambiamenti radicali di ruolo comportano insicurezze e ambiguità.
Letizia Moratti ha avuto buon gioco, è apparsa lieve e compita anche quando ha tirato botte da lasciare il segno.
Soprattutto, è apparsa più propositiva, concreta, diretta come le donne di successo che sanno di non aver nulla da farsi perdonare. Parlare di Ici e di altri balzelli, di lavoro da favorire e di servizi da migliorare significa mettersi in sintonia con la gente, specie quando la sinistra, appena passata la festa non si limita a gabbare il santo, vuole anche tassarlo più di prima. Lispirazione liberale, non disgiunta da una forte carica solidaristica, non è stata rivestita dalla candidata sindaco coi panni spenti del politichese. Letizia Moratti ha parlato di una Milano possibile i milanesi e gli italiani che ci guardano.
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