Le due facce dello scalo: cento posti a rischio e cantieri per nuovi hotel

SCONTI I gestori lanciano offerte on line: last minute e tre camere al prezzo di due

Le due facce dello scalo: cento posti a rischio e cantieri per nuovi hotel

Le due facce di Malpensa. Da un lato alberghi sull’orlo del fallimento, dall’altro cantieri per costruire hotel a quattro, cinque stelle. Il tutto nel giro di pochi metri.
Un paradosso che ti fa chiedere: ma allora questo rilancio dell’aeroporto ci sarà oppure no? No, non ci sarà a giudicare dalle richieste di cassa integrazione per ben cento lavoratori degli alberghi vicini allo scalo. Sì, ci sarà a guardare i lavori in corso per lo Sheraton hotel e per altri alberghi extra lusso nel comune di Case Nuove, a ridosso delle piste.
Mentre gli operai dei cantieri si arrampicano sulle impalcature per tirar su strutture imperiali con suite e centri benessere, l’hotel «First» sta per mettere in cassa integrazione 24 dipendenti, l’hotel «Cavaliere della corona» lascia a casa una ventina di lavoratori e un albergo poco distante taglierà circa trenta posti di lavoro. I clienti scarseggiano e nessun gestore è in grado di rinnovare i contratti a tempo determinato di camerieri e hostess. Per non parlare degli stagionali: quest’anno non se ne parla proprio.
«Il fatturato degli albergatori - spiega Lucia Anile, segretario generale della Filcams - è calato drasticamente negli ultimi mesi e si calcola che negli hotel l’occupazione delle stanze sia scesa del 60 per cento».
Vero. A gennaio le camere prenotate erano solo il 44,5 per cento, contro il 52,3 dell’anno precedente. A febbraio si è registrato un 49 per cento, contro il 56,7 per cento del 2008. Lontani i bei tempi del tutto esaurito, lontanissimi quelli in cui si parlava di un hub sotto casa e di affari d’oro. Ora, con il trasloco di Alitalia e gli slot bloccati, c’è poco da stare allegri. Tanti gestori si barcamenano lanciano offerte sui siti internet: sconti last minute e tre stanze al prezzo di due. Ma non funziona. I clienti non ci sono, non volano più su Malpensa.
«Servono delle scelte chiare da parte delle istituzioni - spiega la Anile - sul futuro dello scalo varesino di Malpensa. Altrimenti è una presa in giro per i lavoratori e le imprese. Ci sono tante persone che rischiano di rimanere senza lavoro, quando invece hanno maturato un’esperienza professionale alta». La sindacalista si riferisce alle hostess che parlano tre lingue, alle commesse specializzate dei negozi di lusso all’interno dello scalo, a tutti quelli che lavorano nei centri congressi. Che ne sarà, per esempio, delle sale convegni all’interno di Malpensa (in cui lavorano almeno cinquanta persone) se di fronte all’aeroporto apriranno le laccatissime sale riunioni dello Sheraton? «Chiediamo - intervengono i sindacati - che per lo meno a questi lavoratori venga riservata una corsia preferenziale perché trovino una nuova occupazione. Magari nei nuovi hotel».
I dubbi però sono tanti sul successo degli alberghi nascenti e i più pessimisti già si immaginano cattedrali nel deserto. Quattrocento camere allo Sheraton, camerieri in livrea, stucchi e servizi a cinque stelle. Va bene. Ma chi andrà a passare la notte in hotel da oltre cento euro a persona? Non certo la nuova clientela mordi e fuggi di Malpensa.

Da quando lo scalo ha aperto a Easy jet e al low cost, i passeggeri sono cambiati. Meno uomini di affari e più giovani squattrinati che se ne vanno a Barcellona con venti euro. Ecco, loro di sicuro non saranno i clienti dei nuovi hotel intorno a Malpensa.

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