Dunga impacchetta le mummie azzurre Lippi se la prende con noi: "State calmi"

Primo tempo da "vai col liscio" con la difesa perennemente in affanno. A casa con 2 sconfitte in 3 partite. Ma il ct insiste: "Il cammino prosegue"

Dunga impacchetta le mummie azzurre 
Lippi se la prende con noi: "State calmi"

di Stefano Fiore

Grazie, è stato bello. No, non è stato neanche bello a dire la verità. È così che l’Italia saluta la Confederations Cup, è così che saluta il Sud Africa in attesa di tornare tra un anno (si spera con prospettive migliori). Un saluto amaro, con tre gol sul groppone e una partita sempre in apnea, domata da un Brasile che, come da tradizione, gioca divertendosi e divertendo: e pensare che avremmo anche potuto andare alle semifinali rimanendo sotto di due gol, grazie alla contemporanea vittoria (sempre per 3-0) degli Stati Uniti sulla Nuova Zelanda. Forse è stato proprio quello il momento in cui gli azzurri si sono sciolti, quando è arrivata la notizia del vantaggio statunitense. Un risultato che ci sarebbe andato bene, almeno fino al momento in cui la nazionale a stelle e strisce non avesse fatto tripletta, qualificandosi in modo clamoroso. Cosa puntualmente avvenuta e alla quale non siamo stati capaci di rispondere anche solo riducendo il nostro svantaggio. Il particolare (mostruosamente grande) dei tre gol subìti conta meno considerando che prima di capitolare il Brasile aveva colpito pure due pali: uno con Ramires e uno di De Rossi (tragico presagio del patatrac di Dossena). In entrambe le occasioni, tutto è nato da una leggerezza degli azzurri: Cannavaro che si fa passare facilmente da Luis Fabiano e Iaquinta che viene dribblato in area come un birillo da Lucio. A quel punto il tracollo era nell’aria. Minuto 37: Maicon si accentra, prova il sinistro, la palla arriva sui piedi di Luis Fabiano che insacca. Gol casuale, certo. Minuto 42’: il Brasile riparte a mille e, dopo uno scambio Kakà-Robinho, un rimpallo favorisce il tocco vincente di Luis Fabiano. Gol fortunoso, certo. Minuto 44’: l’Italia attacca su angolo ma perde palla, la stessa arriva a Robinho che entra in area e la mette in mezzo, Dossena cerca di anticipare Ramires ma riesce solo a beffare Buffon per la terza volta. Gol in contropiede, certo. Intanto li hanno fatti. Applausi per loro ma bacchettate per noi: per sessanta minuti si è assistito a lisci, errori di controllo, disattenzioni in quantità industriale. E nessun reparto ne è stato esente. Là dietro solo Buffon può tornare a casa senza avere nulla da rimproverarsi, ma ha comunque i suoi crucci: pensare alla prossima stagione con Cannavaro e Chiellini davanti. Non possiamo credere che questi due siano i giocatori che conosciamo, fatto sta che Robinho e Kakà han fatto quello che hanno voluto, e senza neanche sporcarsi le magliette. A centrocampo, accantonato Gattuso, accantonato Montolivo (sostituito a inizio ripresa da Pepe), De Rossi si è visto sbucare maglie verdeoro ovunque ed è una fortuna che non ne sia uscito matto; Pirlo sembra in fase calante: il piede è il solito delizioso cioccolatino, ma i muscoli senza brillantezza fanno perdere tutto il sapore dolce. E in attacco? Iaquinta disastroso sostituito dopo mezz’ora, Toni forse avrà capito perché non infonde fiducia, Camoranesi dovrebbe essere preso in cura dai “Ghostbusters”. Solo l’ultima mezz’ora ha proposto un’Italia con la voglia di segnare, anche grazie alla pancia piena del Brasile. Comunque nulla più di qualche tiro da fuori di Rossi. Insomma, sembra proprio la fine di un ciclo. Questa Confederations Cup ci ha aperto gli occhi, non possiamo competere con le big del calcio mondiale. Il problema è che Lippi se ne è accorto con almeno due anni di ritardo, ora per recuperare una squadra che faccia almeno una bella figura per i prossimi mondiali, rimane poco tempo. Serve a poco convocare Santon, se poi non lo usi. È vero che togliere gli uomini migliori all’Under21 non è un atto di galanteria ma, come i vivai dei club sono le riserve per le prime squadre, le nazionali giovanili sono fatte apposta per dare nuova linfa ai fratelli maggiori. Che ne dice Marcello Lippi? «Ci siamo presentati qui in una condizione non molto brillante, ma il cammino prosegue. I giovani? Dall’esterno devono stare calmi: serve esperienza, bisogna inserirli per gradi». Nessuna aria di rinnovamento: al momento della domanda, se ne va salutando.

E ora guarderemo in tv le semifinali, con il Brasile e la Spagna e senza l’Italia. Non si può dire che il nostro debutto in questa competizione sia di quelli da ricordare. Facciamone almeno buon uso per il futuro. 

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