Il duopolio Rai-Mediaset? «Ma quando possono investire gli altri editori scappano»

Nessun Paese ha fatto tanto. Pronti ad anticipare il passaggio completo al 2010

da Roma

Una doppia strategia per convincere la Commissione Ue della reale apertura del mercato radiotelevisivo italiano. É quella che sta mettendo in campo il governo con il supporto dell’Authority delle Tlc avviando da una parte il passaggio totale alla tecnologia digitale in Sardegna e dall’altra la cessione del 40% della capacità trasmissiva di Rai, Mediaset e Telecom. Una gara, quest’ultima, che ha visto la partecipazione di importanti operatori internazionali ma di nessun grande gruppo editoriale italiano nonostante molti in passato si fossero detti pronti a contrastare il duopolio Rai-Mediaset. Bruxelles nicchia ma il commissario dell’Authority, Stefano Mannoni, è fiducioso sul lavoro svolto.
Professor Mannoni, l’Italia come sta affrontando l’apertura di una procedura di infrazione da parte della Ue?
«La risposta del governo è spiegare ciò che è stato fatto con il “tavolo della Sardegna“ e che non è stato immediatamente compreso a Bruxelles. Nell’ambito dello switch off (il passaggio delle trasmissioni dall’analogico al digitale; ndr) due reti di “serie A“ nell’isola sono state riservate ai nuovi entranti. É una prova del fatto che il sistema non è chiuso».
Cos’altro è stato fatto?
«La seconda strategia è la cessione del 40% della capacità trasmissiva dei tre maggiori player. La risposta alla Commissione Ue è stata data in questi giorni, attestando un principio di forte effettività perché hanno partecipato competitori molto forti e perché sono state fornite garanzie che la selezione non avrà criteri discriminatori».
Secondo indiscrezioni avrebbero partecipato Walt Disney, Nbc Universal, Turner Entertainment nonché un importante assemblatore di contenuti svedese, Air.
«Non posso né confermare né smentire, ma siamo rimasti favorevolmente colpiti dalla quantità delle domande».
A quanto sembra né Rcs né il gruppo Espresso avrebbero presentato delle offerte.
«In effetti, non mi pare di aver sentito dire che abbiano partecipato gruppi editoriali italiani, cosa che fa pensare sulla loro reale e sincera determinazione a entrare nel mercato televisivo. É curioso che gruppi più piccoli e su base locale abbiano colto l’opportunità».
I prezzi di acquisto dei multiplex non sono elevati: basta qualche milione di euro.
«Sono prezzi regolati. Con un investimento di pochi milioni si può prendere un canale nazionale. Ci è sembrato che così si riflettesse la qualità e la ragionevolezza dell’offerta. L’apertura forzosa del 40% della capacità trasmissiva è un evento senza precedenti in nessun Paese: è un’espropriazione che apre i multiplex dei gruppi più forti a concorrenti sui quali non hanno potere di interdizione».
Tutto pronto per lo switch off?
«Fermo restando che è ancora in corso un’interlocuzione con l’Ue, il decreto Romani ha cercato di rispondere al meglio alla Commissione. Consente di avere la certezza giuridica che mancava e ha tradotto in legge la normativa quadro sulla Sardegna perché così si ha un metodo per lo switch off: un tavolo con Authority e ministero».


Quale sarà la prossima Regione a digitalizzarsi?
«La prossima sarà il Piemonte e siamo molto fiduciosi. Se si vuole anticipare lo switch off totale al 2010 anziché al 2012, l’Autorità è pronta a raccogliere la sfida».

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