Credo non abbia eguali, la vicenda umana di un pittore tanto luminoso quanto misterioso: Domenico Maria Durante. Il destino mi ha fatto incrociare il suo intatto dipinto neoquattrocentesco Mater Purissima, firmato e datato 1934, di ascendenza pierfrancescana, nel taglio compositivo, nelle geometrie formali, nei colori limpidi. Dai repertori, infatti, risulta un Domenico Maria Durante calciatore, di ruolo portiere, il secondo nella storia della Juventus. Il suo esordio è contro il Milan, il 28 aprile 1901. La Juventus perderà 3 a 2. La sua ultima partita, ancora perdente, è contro il Torino, il 26 febbraio 1911. Nel 1905 era nella squadra che vinse il primo campionato d'Italia della storia della Juventus. Di lui si conosce anche un ombroso e intenso autoritratto con la maglia della Juventus, con l'eloquente iscrizione: «Domenico Maria Durante, campione di calcio et pittore».
Era nato a Murazzano, in provincia di Cuneo, il 17 dicembre 1879, era di buona famiglia, aveva studiato all'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. In questa città, nel primo anno del nuovo secolo conobbe un gruppo di studenti che aveva fondato una squadra che, proprio nella primavera di quell'anno, si era iscritta per la prima volta al campionato organizzato dalla Federazione Italiana del Football (FIF): il Football Club Juventus. Durante - ribattezzato «Durantin» dai suoi compagni di squadra - divenne subito uno dei pilastri della Juventus. Iniziò contemporaneamente a giocare di mano e di piede. A quel tempo il calcio era uno sport amatoriale, soltanto i benestanti potevano permettersi di praticarlo. La Juventus nasce come una squadra di ragazzi torinesi di buona famiglia. È bella la storia della Juventus di quegli anni e Durante ne è certamente un protagonista. Lo si vede in piedi al centro della fila superiore in una fotografia del 1905 con la maglia bianconera. «Durantin» era un tipo originale; un ex compagno di squadra lo descrive così: «Era un mattacchione, ce l'aveva sempre con l'arbitro, era tracagnotto, con i baffi, aveva certi occhiacci con i quali si accorgeva di tutto. Il regolamento suo era speciale, quando non gli andava una decisione del referee, si girava verso il pubblico, sventolava il berretto ed urlava: mi appello al popolo!».
Durante inizia a dipingere parallelamente all'esperienza di calciatore. È presente già nel 1902 all'Esposizione Internazionale di arte decorativa moderna di Torino. Raccolse interesse e nel 1904 fu invitato alla mostra organizzata dalla Società promotrice delle Belle Arti di Firenze con il quadro Poeta alla solitudine che vinse il premio della Camera di Commercio. Nell'anno della vittoria del campionato, espone alla Società promotrice delle Belle Arti di Torino e il re d'Italia Vittorio Emanuele III acquista la sua Testa di vecchio. Negli anni successivi il re comprò anche Dea nel 1910 e Collana di Venezia nel 1912. Ormai conclusa la sua attività di calciatore, Durante partecipa alla prima esposizione di Livorno del 1909, e il suo quadro Profilo ottiene la Croce al Merito e la Medaglia d'oro. È in grado di far stupire, fra Verismo e Simbolismo. Dal 1907 Durante è presente periodicamente alla Biennale di Venezia. È la misura del suo successo che lo vede in collezioni italiane e inglesi, tedesche, statunitensi, peruviane, argentine, russe.
Nel 1921 l'ex calciatore è nominato socio onorario dell'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Concorre con i suoi ritratti con Giacomo Grosso, il più noto pittore torinese, ma la sua è una pittura più casta, più composta, aliena dalla retorica aristocratica e pomposa di Grosso. Torino in quel tempo appare marginale rispetto alla modernità che si muove sull'asse Milano-Parigi dei Futuristi in dialogo con i Cubisti. Durante è un fedele interprete della tradizione. Il suo tempo di riferimento è quello del Rinascimento, in una posizione solo apparentemente conservatrice. Non diversamente, con spunti più inventivi, si muoveranno nella stessa direzione anche Felice Casorati e Domenico Buratti, cui sembra indirizzata la polemica del Manifesto dei pittori Futuristi del 1910 (Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russo, Giacomo Balla, Gino Severini): «Noi denunciamo al disprezzo dei giovani tutta quella canaglia incosciente (...) che a Torino incensa una pittura da funzionari governativi in pensione».
Se si osserva il Profilo di Durante del 1908 sono evidenti, in chiave decadentistica, le derivazioni da ritratti di profilo rinascimentali come Giovanna degli Albizzi Tornabuoni di Domenico Ghirlandaio e Bianca Giovanna Sforza di Giovanni Ambrogio de' Predis. Ma a modelli di Madonne con il Bambino di Antonello da Messina e di Giovanni Bellini si ispirano dipinti come Angelus e Annunciazione, nella collezione di Giovanni Agnelli, con un'evidenza interpretativa quasi cinematografica. Nell'affrontare ritratti femminili non in costumi religiosi, Durante sembra compiaciuto nel dipingere spontaneo sorrisi che hanno una matrice fotografica, di singolare affinità con i coevi ritratti di Grant Wood. È una chiave per uscire dalla staticità dei modelli quattrocenteschi con una concessione, implicita nella sua poetica realistica, alla fotografia, all'epoca soltanto in bianco e nero, come un negativo o uno scheletro della pittura che si accende nei ritratti di Andreina, del 1914, di Ines nel 1922, in Sorriso del 1925, e nel ritratto di Amalia, del 1934. Lo dice chiaramente Durante: «Non avete mai fatto un'istantanea ad un gruppo di ragazze di qualsiasi condizione, ignare dell'attentato fotografico e quindi sorprese nel loro più comune atteggiamento? Ebbene, avrete notato, che, su dieci, nove almeno erano ridenti».
Quando arriva, nel 1934, alla Mater Purissima, Durante è un pittore coltivatissimo, certamente conservatore ma intensamente psicologo e, davanti al mistero della maternità della Vergine, sviluppa il concetto della amorosa protezione dalla luce radiosa del giorno con la posizione delle mani che sembrano tradurre in figura le parole di Rainer Maria Rilke in Annunciazione: «Tu non sei più vicina a Dio/ di noi; siamo lontani/ tutti. Ma tu hai stupende/ benedette le mani./ Nascono chiare a te dal manto,/ luminoso contorno:/ io sono la rugiada, il giorno,/ ma tu, tu sei la pianta».
Non è escluso che Durante, certamente colto e certamente curioso, conoscesse questi versi del 1902, ma è evidente che egli li ha interpretati nel gesto protettivo delle mani della Vergine che escono chiare dal manto. Una poesia così pura, una concezione così nitida e sacra ci impongono di guardare con occhi nuovi questo dimenticato pittore, e di sentirne tutta la metafisica ed essenziale modernità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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