Cronache

DURI CON MARIA MORBIDI CON CARLO

Ci sono parole che fanno male. Ad esempio, quelle del ministro della «Solidarietà sociale» (solidarietà rigorosamente maiuscolo e con le virgolette) Paolo Ferrero, rifondatore del comunismo che ancora ieri è tornato ad attaccare i genitori di Maria, la bambina bielorussa nascosta a Cogoleto. Ormai, dev’essere una sua fissa: «Sebbene siano comprensibili le ragioni umane, la loro è un’azione illegale, un gesto che potrebbe avere ricadute su centinaia di bambini, di cui è compromesso il soggiorno in Italia. Di fronte a queste cose, non vedo tanto il problema della modifica legislativa, quanto piuttosto quello di informare e di costruire una consapevolezza di che cosa fanno le famiglie che in Italia accolgono questi bambini e queste bambine. Dopodichè, in tutta franchezza, penso che il caso singolo può sempre capitare».
Penso siano parole agghiaccianti. Certo, politicamente legittime. Certo, giuridicamente inappuntabili. Certo, espressione di una forza politica che vuole rifondare un qualcosa dove l’ideologia viene prima della persona, le masse prima del singolo, le «moltitidini» (per usare l’ultima vulgata no-global) prima degli individui. Ma quelle di Ferrero non sono le mie parole: l’unica mia «consapevolezza» è quella dell’umanità e della difesa dell’umanità.
Questo Giornale - forse unico nel panorama della stampa nazionale (anche se ieri Francesco Merlo su Repubblica ha firmato grandi parole) - dal primo giorno, ha scelto una linea di difesa totale dell’illegalità dei coniugi Giusto. In nome dell’umanità. È stata una scelta che ci è venuta naturale: è mamma di una bellissima piccola bimba la nostra Monica Bottino, che dal primo giorno sta seguendo benissimo la storia; è papà di due piccolini il nostro Diego Pistacchi, che l’ha incoraggiata e affiancata; è padre da poco Raffaele Leone, il caporedattore delle cronache che ci ha molto creduto; è papà di due piccoline il nostro direttore Maurizio Belpietro, che non ha avuto alcun dubbio sul fatto che l’amore andasse posto davanti alla legge; sono pluripapà di una nidiata di maschietti pure io. Fatti nostri, certo. Ma credo che, se non si vive una maternità o una paternità ogni giorno, con i piccoli che ti rubano energie e ti regalano vita, è difficile capire una situazione come quella di Cogoleto.
Ma, dicevo, trovo stupefacenti le parole di Ferrero. E, se ci torno per la seconda volta in pochi giorni, è perchè vengono dall’unico ministro di Rifondazione comunista, lo stesso partito di cui molte volte - pur nella diversità radicale e totale delle posizioni - abbiamo lodato la coerenza.
Ecco, stavolta, di coerenza non c’è l’ombra. Da un lato, Rifondazione chiede a gran voce, minacciando la crisi di governo, la commissione di inchiesta parlamentare sul G8, che sarebbe inequivocabilmente tesa a criminalizzare le forze dell’ordine, per di più sovrapponendosi ai processi della magistratura. Da un lato, Rifondazione vorrebbe portare in Parlamento Haidi Giuliani, madre di Carlo, che non è morto mentre aiutava una vecchietta ad attraversare la strada.
Capisco il dolore di una madre che perde un figlio ventenne e, dal canto mio, prego per tutti i morti. Anche per Carlo. La pietas è un sentimento che va oltre le idee politiche e il modo in cui uno si gioca la vita.


Ma, insomma, credo che chi tiene tanto a combattere le violenze, quelle vere e quelle molto presunte, subite dai black bloc che sfasciavano Genova e dai manifestanti pacifici, forse dovrebbe preoccuparsi anche delle violenze, certificate dai certificati medici del Gaslini, subite da una bambina innocente.

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