E ad Asti fallisce la fuga centrista

Successo della Cdl anche senza l’appoggio dell’alleato che ora starà all’opposizione «Intercettato il malessere degli imprenditori»

nostro inviato ad Alessandria

Dai clamorosi ribaltoni che hanno portato il centrodestra al governo in alcune delle città del Piemonte emergono due dati interessanti: da una parte, il malessere degli imprenditori e degli industriali del Nord, i quali, ben lontani dalla caricatura che spesso li dipinge come interessati soltanto all’abbassamento delle tasse, hanno voluto mandare un segnale preciso al governo di centrosinistra. Dall’altra, fa pensare il dato di Asti, dove la Casa delle libertà stravince al primo turno nonostante l’Udc, che totalizza il 5,5 per cento, abbia deciso di correre in proprio sperando probabilmente di essere l’ago della bilancia della futura giunta.
I candidati della Cdl hanno dunque saputo intercettare le richieste dell’elettorato, come dimostra la percentuale di consensi che ha spedito per direttissima Piercarlo Fabbio sulla poltrona di primo cittadino. «Il dato ha certamente anche un significativo risvolto nazionale – spiega al Giornale il neosindaco – visto che in città sono venuti i leader del centrodestra. È importante sottolineare che qui abbiamo fatto campagna elettorale partendo dalle richieste dei cittadini, non a prescindere da quelle. Abbiamo distribuito speciali raccoglitori nei negozi dove chiunque poteva esprimersi su un determinato problema e dare un suggerimento. Non abbiamo mai avuto un’idea dirigistica della politica, l’amministratore pubblico deve essere al servizio della sua comunità e partire dai bisogni concreti dei suoi concittadini». Fabbio ha puntato molto anche sul rilancio della città, sull’«industria della cultura», sulla reindustrializzazione, sulla necessità che il Comune diventi parte attiva di un progetto di ampio respiro insieme alle imprese e all’università. Intercettando così le attese degli imprenditori e degli industriali.
«Il dato più eclatante del voto è la mancanza di sintonia tra una certa politica nazionale e le istanze del Nord produttivo – osserva Enrico Taverna, direttore dell’Api, associazione delle piccole e medie imprese di Alessandria e Asti –. Anche qui il centrosinistra sconta l’incapacità del governo Prodi di sintonizzarsi con i ceti produttivi». Taverna, più che denunciare provvedimenti sbagliati, lamenta l’immobilismo, la mancanza di iniziativa, la mancanza di sostegno effettivo all’economia e alle imprese: «Si sono fatte alcune liberalizzazioni – continua – ma non quelle che attendevamo, come nel settore dell’energia. Ma il risultato di Alessandria, tradizionale roccaforte della sinistra, se si esclude la parentesi leghista iniziata nel 1993, in pieno clima di Tangentopoli, non si comprende se non si considera – spiega – anche l’elemento locale, legato all’amministrazione della città».
«È un dato incontrovertibile che gli italiani abbiano preso una certa posizione e abbiano voluto mandare un certo segnale – dice Paolo Camagna, vicepresidente dell’Unione industriali e titolare del calzaturificio “Alexandria” – per chiedere più attenzione verso alcune delle loro istanze. Come industriali, ad esempio, riteniamo che in questa città quello della viabilità sia uno dei problemi principali. Così come quello della sicurezza. Ed è importante lavorare per il rilancio della città, per valorizzarne le potenzialità, che ci sono, aprendola di più all’Europa e al mondo».
Colpisce infine il dato di Asti. L’Udc ha deciso di correre in proprio e l’ex segretario cittadino del partito, Roberto Cristofanini, commissariato poche ore dopo la presentazione della lista, spiega di non essersi pentito della scelta fatta, nonostante il 5,5 per cento dei consensi (con un incremento minimo dello 0,4 per cento rispetto alle ultime elezioni) e la mancata reale influenza sui giochi della tornata amministrativa.

«Ora staremo all’opposizione, il risultato era prevedibile anche se nessuno si aspettava una vittoria così del candidato della Cdl. Credo che il percorso che abbiamo iniziato rappresenti un seme buono, in grado di portare frutti, non abbiamo rimpianti». L’esito del voto dimostra però che l’elettorato non ha premiato questa scelta dei centristi.

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