da Roma
Contraddetto da tutti i costituzionalisti dItalia, coperto di critiche sulla grafica delle schede elettorali «in cui non si capisce un tubo», costretto a far ristampare alcuni plichi dei militari allestero perché erano sbagliati: per il ministro dellInterno Giuliano Amato non è un bel momento.
Eppure è lui luomo che deve traghettare il Paese verso le elezioni, far dimenticare i pasticci del voto estero delle politiche del 2006, essere garante della correttezza dellurna. Ma finora è scivolato su una pista di bucce di banana.
Nellordine: ha annunciato, lui professore di Diritto costituzionale prima che ministro, il rinvio della data delle elezioni dopo il caso Pizza quando la Costituzione impone che non si possa andare a votare oltre il 16 aprile; ha fatto stampare oltre 70 milioni di schede elettorali definite anche da un ministro della sua coalizione «confuse»; cè poi la storia dei militari: a causa del rinvio del loro voto molti hanno perso le «licenze» per tornare a casa. Senza contare il rischio di dover ristampare le schede al Senato per leventuale conferma del reinserimento della Dc di Pizza.
Prima di Pizza e della defaillance sullo slittamento delle elezioni, il Viminale in realtà si era impantanato in un altro pastrocchio: la grafica delle schede. Scaduto il patto da gentiluomini stretto con Prodi per non litigare con i ministri, Antonio Di Pietro è da ore che ripete, senza avere risposte: «I simboli sono messi alla rinfusa, uno a fianco allaltro». E non sarebbe solo Di Pietro a essere preoccupato: forti perplessità sarebbero state espresse anche al loft, dal quartier generale di Veltroni. Le contestazioni sono due: i simboli sarebbero dovuti essere inseriti in maniera verticale, e non orizzontale. Secondo i «perplessi», le due coalizioni del Pdl e del Pd, inoltre, sarebbero svantaggiate perché i simboli (Pd e Idv da una parte e Pdl e Lega dallaltra) sono attaccati tra di loro e dunque lelettore potrebbe essere tentato di tracciare ununica croce: rendendo così il voto nullo.
Il decreto di riferimento, il numero 75 del 2006, prevede che i simboli della stessa coalizione abbiano «ognuno un proprio riquadro» e siano inseriti «allinterno di un più ampio riquadro» per far capire allelettore il loro apparentamento. Ma nelle schede 2008 questi simboli sono uniti e non esiste la doppia cornice.
Il decreto prevede inoltre un facsimile di scheda fino a quattro colonne verticali: perché nelle schede 2008 sono state previste soltanto due colonne? Dal Viminale spiegano che si è «andati a capo» dopo nove o dieci simboli. Non è una grafica fuori-legge. Ma «si poteva andare a capo benissimo prima!» è la contestazione. In questo modo si sarebbero suddivise meglio verticalmente le coalizioni.
«Non credo sia stata malafede, ma stupidità», riassume rassegnato il senatore di An Filippo Berselli. Delegato dal Pdl a stampare i facsimile per lEmilia Romagna, Berselli ha inviato un fax di protesta al ministro Amato, proponendo correzioni prima che le schede fossero stampate. Invano: «Quando ho visto il modello sono rimasto senza parole. Ho preso un mio amico e gli ho detto: fai una croce. E lui me lha fatta sui due simboli uniti! Un voto nullo. E dire che è giovane, ci vede bene. Ma in Italia ci sono tante persone anziane».
«Di queste cose il ministro dovrebbe occuparsi personalmente... », commenta Gregorio Fontana, capogruppo di Forza Italia nella giunta per le elezioni della Camera: «O non lo ha fatto, o ha fatto un pasticcio.
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