E gli ambientalisti s'inventano la campagna contro l'estinzione dei risciò

Oltre 2mile firme saranno consegnate al sindaco democratico di Firenze Matteo Renzi. Tra i promotori dell'appello il fondatore di Slow Food, Petrini, e il giornalista di «Repubblica», Rampini: «Intolleranza contro i pedalatori, così spariscono dalle strade»

L'ultima battaglia degli ambientalisti all'ombra di Palazzo Vecchio è, udite udite, per la salvaguardia dei «risciò». Avete capito bene, oltre 2mila firme a sostegno di questi mezzi di locomozione, sono state raccolte negli ultimi 10 giorni. L'elenco degli aderenti sarà consegnato domani mattina al sindaco del Pd di Firenze, Matteo Renzi. La sottoscrizione è indirizzata, a a parte il primo cittadino, anche al presidente della Provincia, a quello della Regione Toscana nonché al presidente del Consiglio regionale.
Gli obiettivi, spiegano i promotori della campagna, sono «nobili». Chiedere insomma che «venga permesso e regolamentato» l'uso dei risciò e di avviare una sperimentazione, «fra le prime in Italia», sulle potenzialità dei servizi che potrebbero offrire i velocipedi adibiti al trasporto di persone e cose «in una città moderna e sostenibile».
Ma chi c'è dietro l'appello? Tra i firmatari, secondo una nota congiunta dell'Associazione Amici della Terra-Toscana Onlus, Associazione Firenze in Bici Onlus e Associazione Città Ciclabile Firenze Onlus, ci sono consiglieri comunali sia di maggioranza sia di opposizione e, naturalmente, l'immancabile Carlo Petrini, fondatore di Slow Food o Federico Rampini, il sinologo e penna di punta della «Repubblica».

Un'iniziativa nata per reagire - spiegano - «in seguito all'ennesimo episodio di intolleranza subito dai pedalatori di risciò fiorentini lo scorso 7 novembre», quando un conduttore di risciò è stato prima minacciato da alcuni tassisti alla stazione di Santa Maria Novella e poi multato dai vigili urbani. Il verbale di contravvenzione recitava: «tassista abusivo».

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