Politica

E in Aula è caccia a «maleodoranti e malvestiti»

RomaVoi direte: ma ti pare che il Cavaliere fa una battuta, e subito si apre il dibattito in Parlamento, come se non avessero di meglio da fare? Parrebbe che sia andata così: quello, a Varsavia, voleva chiudere le polemiche su veline e velonze per Strasburgo, e ha tirato fuori dal cilindro una lepre di sicuro incanto e attrazione. Lo ha fatto a muso duro, stuzzicato dai giornalisti. Ma sì, invece di star lì a discettare con invidia di quanto siano intelligenti e preparate le belle candidate del Pdl, o a provocare sulla signora Veronica - manovre architettate «dalla stampa di sinistra e dall’opposizione» - andate ad annusare quelle persone «di certi partiti», che risultano «maleodoranti e malvestite». Ha funzionato anche questa volta, è scattata la caccia agli onorevoli puzzoni. E nell’aula di Montecitorio, a tambur battente, si sono levate le rituali e vibrate proteste per l’offesa scagliata dal premier sul corpo parlamentare. Ma davvero Silvio Berlusconi ha liberato una lepre di pezza, per distogliere la muta dei cani? Davvero i rappresentanti della nazione son tutti e mille ben vestiti e profumati, freschi di doccia quotidiana?
Quando Rino Formica, gloria socialista della Prima Repubblica, diceva che «la politica è sangue e merda», forse parlava per metafore ma con più di un pizzico di concretezza. Basta parlare con gli addetti alle pulizie dei bagni, che non stan fermi mai e spesso nelle toilette trovano le cose più strane e bizzarre. Non solo mutande o canottiere, tutt’altro che fresche di lavanderia, ovviamente. E sarà che il Palazzo è grande, frequentato e vissuto anche dagli impiegati e dai giornalisti, ma sotto questo profilo registra un movimento che ricorda la Stazione Centrale. Solo che qui c’è più gente a pulire. E funziona pure una sorta di Albergo diurno. Al piano basso della Camera, dove ci sono i servizi e la porta carraia, da sempre ci sono pure le docce, a disposizione di quei deputati che avevano trascorso la notte in treno per non mancare alla seduta mattutina ed avvertivano il bisogno di una seria rinfrescata. Oggi quelle docce sono sempre meno usate. Forse perché nessuno viaggia più in treno, ma forse...
Chi pensa male fa peccato, insegna Giulio Andreotti. Ma anche alla barberia vanno scomparendo quei parlamentari che di buon mattino s’accomodavano davanti agli specchi più tranquilli del palazzo, porgendo sereni e rilassati il collo e le gote al rasoio affilato. La Vecchia Volpe si faceva mandare il barbiere di Montecitorio nel suo ufficio sull’altro lato della piazzetta, alle 6 del mattino. Le nuove leve onorevoli preferiscono probabilmente radersi col rasoio elettrico a casa, e dormire un’ora in più. Anche i capelli, se li fan tagliare a casa, tant’è che i barbieri di Camera e Senato vanno abbandonando il grembiule per indossare la divisa dei commessi. Però, nello struscio in Transatlantico o nel Salone Garibaldi, gli effluvi di dopobarba e lavanda di prezzo usuale, spesso risultano eccessivi. Beninteso, degli uomini si parla. Come succede anche in fabbrica, le donne sono sempre ineccepibili, da destra a sinistra.
Però, non è forse il Parlamento lo specchio reale del Paese? In una democrazia parlamentare pura come la nostra, sui banchi siede la percentuale più o meno esatta di ogni categoria e di ogni genere. Quanta gente con la forfora sulle spalle, o i capelli un po’ unti, incontrate al mattino al bar dove fate colazione? Più o meno, altrettanti se ne vedono alla buvette. Un sondaggio di Mannheimer potrebbe confermarlo. E se un’esagerazione va forse rimproverata a Berlusconi, è quella di addebitare gli sciatti e poco puliti a «certi partiti». È vero che nel congresso di fondazione del Pdl, una mesata fa, è sempre stato sul palco, al massimo lasciandosi toccare dai giovani in prima fila. Ma se fosse sceso davvero tra i delegati, avesse solcato lentamente la pancia della platea congressuale, non gli sarebbe sfuggito l’afrore di quell’umanità che suda e s’appassiona, si scalda e per lo più conosce la vasca da bagno settimanale. È lo stesso afrore che lievita dai congressi del Pd e di ogni altro partito italiano in ogni stagione, è l’afrore del Bottegone e della Balena Bianca coi suoi uomini in calzini corti e vestito Facis. E il sudore delle ascelle che inzuppa le camicie dei leaders, quando fanno comizi d’estate, in quale categoria dello spirito va iscritto?
Ma ieri mattina Roberto Giachetti del Pd, che secondo Santo Versace (Pdl) è «elegante di natura perché ha le phisique du rôle» si è alzato in aula per chiedere che il premier «metta almeno una o, invece di una e», fra «maleodoranti» e «malvestiti».

S’è associato anche Michele Vietti, Udc, il figurino più ingessato di Montecitorio, chiedendo «l’intervento chiarificatore» del ministro per i Rapporti col Parlamento, Elio Vito.
Ah, ci fosse più sangue e meno merda!

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