E Baffino preso dal panico manda «il Giornale» in serie B

Chi sta in serie A? E chi sta in serie B? Nel calcio valgono le regole della Fifa. Nell’informazione valgono le regole della fifa. In fondo, cambia solo una maiuscola: spaventato dall’esistenza di un’inchiesta che lo sfiora, Massimo D’Alema è andato nel panico: così, anziché rispondere con logica e dati di fatto, si è messo in testa di ridisegnare le classifiche della stampa italiana. E naturalmente ha assegnato un’immediata retrocessione al Giornale, colpevole di aver scritto ciò che altri hanno taciuto sui finanziamenti alla Fondazione Italianieuropei. Dalla Fifa alla fifa, l’importante è capire chi stabilisce le regole: d’altra parte vedere Baffino così impaurito da sbroccare malamente, altro che serie B, per noi qui in via Negri vale più di una vittoria in Champion League...
L’uomo in effetti non è nuovo a imprese del genere nei confronti della stampa. I lettori sicuramente ricorderanno l’elegante «vada a farsi fottere» con cui apostrofò il direttore Sallusti durante una puntata di Ballarò. Da sincero democratico qual è non tollerava che si ricordasse lo scandalo di Affittopoli. In precedenza La Stampa fu definita sobriamente «spazzatura»: aveva osato riportare due righe dell’agenzia di investigazioni Kroll nel quale si citavano presunti conti segreti all’estero intitolati a D’Alema. Sarà per questo che il quotidiano torinese dell’inchiesta sui finanziamenti alla Fondazione Italianieuropei non ha scritto una riga? Chi lo sa. Del resto, è noto, i giornalisti, nella visione assai liberale del leader democratico sono tutti delle «iene dattilografe». E i quotidiani, fosse per lui, dovrebbero rimanere invenduti in edicola.
Che ci volete fare? L’uomo col cachemire a Saint Moritz non ha un bel rapporto con la libera informazione. Si capisce: è cresciuto a pane, Pravda e contrordine compagni. E certi vizi presi da bambini sono difficili da eliminare. Un giornalista lo contraddice? Vada a farsi fottere. Un altro scrive righe non autorizzate da Botteghe Oscure? Iena dattilografa, spazzatura. Un altro ancora, addirittura, osa parlare di un’inchiesta che lo riguarda? Da serie B. D’Alema è fatto così. È la sua natura. Hai voglia a frequentare circoli velici e la neve più chic d’Europa: se hai bevuto con il latte materno togliattismo tipografico e centralismo sovietico fai fatica poi ad essere davvero democratico. Ti resta dentro quell’impronta da Kgb, anche se ormai sei abituato a cazzare la randa con la r moscia...
Dal cazzare all’incazzare, poi, il tragitto è sempre più breve. I fatti sono noti: il Giornale dà la notizia (notizia, D’Alema: do you understand?) delle dichiarazioni ai magistrati di un imprenditore, Pio Piccini, che sostiene di aver ricevuto richiesta di tangenti per un appalto nel campo delle intercettazioni. E da chi? Da Vincenzo Morichini, socio di D’Alema per la barca Ikarus, che avrebbe chiesto soldi in parte per sé e in parte per la fondazione. Vero? Non vero? Tutto da dimostrare, ovviamente. Ma le dichiarazioni ci sono, l’inchiesta pure. Dunque la notizia è indiscutibile. E che cosa dovrebbe fare, secondo D’Alema, un giornalista di serie A di fronte a una notizia? Tacere? Ficcare la testa sotto la sabbia? Strana visione dell’informazione, quella del compagno Massimo: chi dà le notizie è da serie B, chi le nasconde è da serie A. Chissà: forse per lui serie A, sta per serie Addormentati. O meglio Addomesticati.
Ciò che ci consola è che il nervosetto compagno Massimo non prende a maleparole solo i giornalisti. Macché. Basta che qualcosa gli vada storto, e zac, lui perde la trebisonda e spara insulti a destra e a manca (soprattutto a destra però). Avete presente quando fa il superiore, l’intellettuale, il grande sapiente? Ebbene tutta fuffa, roba finta, pura maschera ipocrita. In effetti, appena lo scuoti, esplode. E sbrocca. Per capirlo è sufficiente ricordare le espressioni razziste con cui ha investito Brunetta («energumeno tascabile»), gli insulti rivolti a Renzi e ai veltroniani («Cretini») o la valanga di epiteti oltraggiosi che ha via via riservato a Berlusconi («cialtrone, alchimista, regina di Biancaneve, indecente, persona poco seria, pericolo per l’Europa, pericolo per l’Italia, sviluppo kitsch del craxismo, fascista, stalinista, uno che fa cabaret, baro, Zelig, avvelenatore dello spirito pubblico, etc»). Povero D’Alema: vorrebbe dare lezioni di stile, ma poi gli viene sempre su il rigurgito da pioniere del Pci. E così non si tiene. Aggredisce tutti. In modo anche monotono, per altro. Qualche tempo fa, per esempio, disse che era da serie B l’editore di Repubblica De Benedetti.

Adesso dice che siamo da serie B noi del Giornale. E non si accorge che, fra una serie B e l’altra, dimostra soltanto di essere degno (lui sì, davvero) della serie A. Anzi, di più: degno dello scudetto. Lo scudetto dell’intolleranza, però.

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