E Bassolino collabora: «Sono con Berlusconi, voterei il suo decreto»

da Roma

«Un ottimo segnale», il ritorno di Berlusconi a Napoli. Antonio Bassolino, dopo due ore di incontro con il premier, dà un bilancio positivo del «clima di forte collaborazione» con cui si sta affrontando l’emergenza rifiuti, difende a spada tratta il decreto del governo: «Guai se venisse indebolito o stravolto». E lancia un allarme.
Quale allarme, governatore Bassolino?
«Dobbiamo stare tutti molto attenti, perché il sistema è ancora estremamente fragile. Basta che si spezzi un anello della catena, basta ad esempio uno sciopero improvviso, il blocco di una discarica o un provvedimento della magistratura per rimetterci tutti in ginocchio».
Il governo le sembra consapevole di questi rischi?
«Assolutamente sì, e Berlusconi per primo. I primi passi del governo vanno nella giusta direzione: apprezzo molto che il premier sia tornato a Napoli, e che ci abbia annunciato che seguirà passo passo l’emergenza. È un messaggio importante, che fa capire che l’emergenza non riguarda solo noi in Campania, ma tutto il Paese. E il decreto va nella giusta direzione».
Lei ha chiesto che venga approvato senza «stravolgimenti». Cosa teme?
«È giusto che il Parlamento lo discuta e se possibile lo migliori. Ma quel che mi preme è che non venga intaccata la sostanza, che è la novità importante rispetto a quel che si è fatto nel passato».
Quale novità, presidente Bassolino?
«Quella di rendere possibile e certa l’attuazione delle decisioni. Perché non è mai stata in discussione la linea, che è chiara da anni: ci vuole più raccolta differenziata, un sistema di discariche che ci dia respiro fino alla realizzazione dei termovalorizzatori. Anche il governo precedente si era mosso nella stessa direzione. Aveva addirittura nominato lo stesso uomo, Guido Bertolaso. Solo che non gli ha dato gli strumenti e le norme per agire, tanto che alla fine si è arreso. Ora quegli strumenti ci sono, e vanno salvaguardati».
Condivide anche l’esercito a presidio delle discariche?
«Certo, può essere una misura ragionevole: non devono occuparsi dell’ordine pubblico, ma della tutela di siti di interesse strategico».
Una parte della magistratura è però in rivolta contro l’ipotesi di una superprocura ambientale. E in piena emergenza è piombata un’inchiesta che ne ha decapitato la gestione. È a questo che pensa quando parla di anelli che possono inceppare la catena?
«Mi consenta, per ragioni di stile che comprenderà, di risponderle così: in quanto imputato sono, come dire, in conflitto di interessi. Però conosco bene molti degli indagati, dal prefetto Pansa alla dottoressa De Gennaro. E sono assolutamente certo che non abbiano fatto niente di male. Come lo sono per me stesso: la nostra comune preoccupazione è sempre stata quella di togliere i rifiuti dalle strade, in situazioni difficilissime. Non entro nel merito della discussione sulla costituzionalità della superprocura, se ne sta occupando il Guardasigilli. Ma è necessario rendere meno esposta l’azione del Commissario e delle istituzioni per uscire dall’emergenza».
Che effetto fa, dopo essere stato additato come l’«uomo nero», ritrovarsi a collaborare col centrodestra?
«Ci sono stati toni accesi nei miei confronti dal centrodestra, e in verità anche fuoco amico dal centrosinistra. Ma la campagna elettorale è finita per tutti, e come era doveroso ho subito stabilito rapporti con il nuovo governo».
C’è chi l’accusa di «abbarbicarsi» a Berlusconi per garantirsi un futuro politico...
«Senta, ho dialogato con tutti i governi, e il mio rapporto con il premier è di normale collaborazione istituzionale. Ma dal lontano ’94 sostengo che la linea della demonizzazione di Berlusconi è sbagliata politicamente e perdente elettoralmente: non ho mai cambiato idea, e ho sempre sostenuto la necessità del dialogo sulle questioni fondamentali. Sono lieto che ora lo dicano anche altri e che nel Paese si respiri un clima nuovo».
Come giudica l’atteggiamento del Pd sull’emergenza rifiuti?
«Si sta muovendo con senso di responsabilità. Maggioranza e opposizione devono confrontarsi sia dialogando, sia con le giuste forme di conflitto, e quindi col voto contrario. Non so se il Pd voterà il decreto: io lo voterei, ma ho un altro ruolo. Il rapporto tra me e Berlusconi è tra due istituzioni che devono lavorare insieme. Sono comunque certo che il Pd cercherà di migliorare il decreto e non di indebolirlo, perché è consapevole che la collaborazione è necessaria per uscire dall'emergenza.

Il partito del 'no' oggi è per fortuna molto più debole, sia a sinistra che a destra, ma è tutt'altro che scomparso. E tutti noi dobbiamo contribuire a far vincere il partito della responsabilità e della concretezza: è quel che si sta iniziando a fare».

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