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E Berlino dà il via libera alle nozze «light»

E vissero separati felici e contenti. Potrebbe essere il finale di una favola per adulti. Ma sono i dati Istat a farci capire che siamo nel mondo del reale. Quello delle coppie che si separano e si non dicono mai addio. Con un divorzio.
Qualche numero. Dei 250mila matrimoni celebrati in un anno, 80mila finiscono in tribunale. E in media, quattro nozze su dieci si trasformano separazioni ma non in divorzi. Dunque, stimava ieri Il Sole 24 Ore, quasi una coppia su due non scioglie il vincolo del matrimonio nonostante si siano detti addio. Nel ’95 i tribunali italiani hanno registrato ben 27.038 separazioni. E dieci anni dopo, solo 16mila, poco più della metà, si sono trasformate in divorzi. Le altre coppie sono ancora vincolate a un partner con cui non dividono più nulla. E probabilmente lo resteranno a vita. «A meno che – analizza l’avvocato Annamaria Bernardini De Pace – l’uomo che se n’è andato di casa si innamori di una donna manipolatrice o con un carattere molto forte. In questo caso potrebbe cedere e decidersi a divorziare per poi risposarsi». Nella coppia, dunque, sembra sia il marito quello che «frena». «Certo – spiega l’avvocato matrimonialista – l’uomo per sua natura non divorzierebbe mai, preferisce l’arcipelago all’isola...». Pittoresca allusione per spiegare che il maschio, dopo un matrimonio fallito, difficilmente vuole «incastrarsi» con un’altra donna. E la separazione resta una situazione di comodità psicologica. Lo conferma anche l’avvocato Cesare Rimini, un altro esperto in fatto di divorzi eccellenti. «A volte i mariti separati hanno una storia che magari comincia ad essere un filo stantia, e allora si inventano un sacco di scuse per troncare o rallentare il ménage, dicono che servono tempi lunghi per ottenere il divorzio, o che hanno grosse difficoltà economiche per liquidare la ex moglie con un assegno di divorzio».
In realtà, quando c’è una separazione consensuale possono bastare 90 giorni per chiudere definitivamente con il passato. «Quando i coniugi sono d’accordo il divorzio si chiude nel giro di tre o quattro mesi – spiega Rimini – Invece se vai in causa a non istanza congiunta, cioè uno contro l’altro, ci vuole circa un anno e mezzo». Un tempo sopportabile per coronare una nuova storia d’amore. Ma in realtà molti separati sono spesso disillusi o stufi del tran- tran quotidiano. E così temporeggiano tenendo due piedi in una scarpa. Chi invece vuole chiudere con il passato, riesce a farlo senza perdere tempo. Il 47% delle sentenze di divorzio del 2005, per esempio, riguardano coppie che si erano divise solo tre anni prima. E, verosimilmente, sono coppie che hanno scelto di dividere il futuro con un altro partner. L’altra metà dei separati, invece, rimane legato al passato. Con tutti i diritti e doveri che ne conseguono. «La separazione sospende alcuni doveri come fedeltà e coabitazione – spiega Bernardini De Pace - Ma rimane l’obbligo di mantenimento per tutta la durata della separazione oltre al diritto alla pensione di reversibilità. Lo stato patrimoniale della famiglia non cambia». Insomma, ci sono interessi economici non trascurabili che possono fare da collante tra due persone che non si amano più. «Quando ci sono di mezzo i figli, la coppia che non vuole altri vincoli si accorda per non divorziare e per lasciar loro l’intera eredità» spiega Rimini. Una nuova famiglia invece, creerebbe una frantumazione del patrimonio.
Sembra tutta una questione di soldi, o di egoismo. C’è però chi non vuole divorziare per motivi religiosi, o perché costretto dalla famiglia, oppure ci sono quelli che ci ripensano. E si riconciliano. Anche se per poco.

«Una coppia di coniugi – ricorda Rimini - ha chiesto l’annullamento del matrimonio, poi si è risposata, si è separata e infine ha divorziato».

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