E «Bocca di rosa» diventa film-omaggio a De André

«Girare questo film è stata una bellissima esperienza, quando me l’hanno proposto mi ha subito attirato l’idea di poter raccontare sia gli anni ’60 vissuti da Fabrizio de Andrè che il mondo evocato dalle sue canzoni».
Così il regista Daniele Costantini parla di Bocca di Rosa, la pellicola di cui lunedì ha terminato le riprese, tratta da «Un destino ridicolo», il romanzo scritto a quattro mani nel 1996 da De Andrè con Alessandro Gennari e pubblicato da Einaudi. Prodotto dalla Goodtime srl (che aveva acquisito i diritti del libro nel 1997) con Rai Cinema, il film dovrebbe arrivare in sala, distribuita da Istituto Luce, verso l’inizio del 2008.
«A tratti è quasi una favola - aggiunge il cineasta, già autore di pellicole come Fatti della Banda della Magliana - ma è anche una storia molto realistica e dura». Il racconto mette in scena una vicenda corale ambientata nei vicoli della Genova vecchia (dove si sono svolte, quasi interamente, le riprese) all’inizio degli anni ’60.
Qui si incontrano Carlo, un giovane pappone (intepretato da Fausto Paravidino), Bernard (Massimo Popolizio) gangster italiano d’origine francese e Salvatore (Filippo Nigro) un pastore sardo: i tre insieme decidono di realizzare un colpo, che non andrà, però come sperato... Intorno ai tre uomini ruota un microuniverso femminile di cui fa parte anche Maritza (Claudia Zanella), «una giovane prostituta ispirata a un personaggio realmente esistito, che De Andrè ha raccontato nella canzone Bocca di Rosa».
Anche Federico Zampaglione e Claudia Gerini vorrebbero realizzare un film ispirato a quel brano, ma Costantini glissa. «Sul loro progetto non so nulla in più di quanto è uscito sui giornali» si limita a dire. Nel suo Bocca di Rosa (interpretato, fra gli altri, anche da Tosca d’Aquino, Donatella Finocchiaro e Agostina Belli), verso la fine, ritroviamo, anche se solo brevemente, anche la figura del cantautore: nel locale dove i tre protagonisti si incontrano, arriva un ragazzo che si mette a cantare una delle sue canzoni. «Chiaramente rappresenta De Andrè, ma è solo un’apparizione. A uno dei produttori, che aveva parlato con lui dieci anni fa del progetto del film, aveva detto che non sarebbe voluto apparire come personaggio nella storia» precisa il regista.
Comunque, sul set, durante la lavorazione, è stata presente più volte Dori Ghezzi. «Ci ha seguito con affetto. Abbiamo parlato delle musiche e della sceneggiatura». Per la colonna sonora verranno utilizzate canzoni di De Andrè.
«Le stiamo scegliendo in questi giorni fra quelle che ha scritto all’inizio degli anni ’60. Il resto della colonna sonora è composta da Gian Piero Reverberi, che è stato uno dei suoi primi collaboratori».

Costantini, lasciando da parte il ruolo di regista, parla brevemente anche del recente successo del figlio Federico, 18 anni, attore nella commedia Cardiofitness di Fabio Tagliavia, uscita nella scorsa stagione e in Hotel Meina di Carlo Lizzani, che sarà presentato in anteprima fra pochi giorni alla Mostra di Venezia: «Non pensavamo Federico potesse prendere questa strada, fino all’anno scorso giocava a calcio e pensava alla scuola. L’ho visto recitare e trovo sia molto portato, ma dovrà continuare a studiare».

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