Il ministro critica il giornale-partito e i fiancheggiatori gli saltano alla gola. Quasi un riflesso condizionato: nemmeno il tempo di leggere la lettera aperta di Sandro Bondi apparsa ieri sul Giornale e subito si è levato il coro degli insulti da parte degli esponenti politici che spalleggiano Repubblica. Cosa aveva scritto il ministro per i Beni culturali? Aveva parlato del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari come di un «superpartito» e constatato che «un governo democraticamente eletto subisce un attacco da parte di un centro di potere economico e politico» sulla base «di una campagna scandalistica paragonabile alla pesca con lo strascico».
Bondi aveva in sostanza accusato Repubblica di essersi posta al centro di un progetto insidioso per la democrazia in questo Paese. Attraverso una campagna che non aveva risparmiato, con articoli dello stesso Scalfari, attacchi personali al ministro.
Il contrattacco alle critiche di Bondi non si è fatto attendere. A partire dal commento di Angela Finocchiaro, presidente dei senatori Pd, subito pronta a gridare contro lattacco alla libertà di stampa: «Dal ministro Bondi sono venute in questo senso parole inaccettabili nei confronti di Repubblica». Naturalmente non poteva essere da meno il presidente dei deputati Pd Antonello Soro: «Quando un ministro indica un giornale come pericoloso per la democrazia si è certamente passato il segno. È il segnale di una difficoltà per questa destra e questo governo a sopportare il controllo della stampa». Un coro a cui si sono uniti anche altri, da Fioroni alla Melandri, in un assalto concentrico contro Bondi, a cui sono arrivate manifestazioni di solidarietà da parte di esponenti del Pdl.
Dal quotidiano di Largo Fochetti la replica semi-ufficiale invece è arrivata attraverso il sito Repubblica.it: «Soltanto nel nostro Paese un ministro della Cultura può definire un giornale uninsidia per la democrazia. Evidentemente nella sua concezione della democrazia che non prevede contropoteri e pubblica opinione, ma solo sudditi, la libera stampa rappresenta uninsidia. I cittadini sono avvertiti». Una retorica da «resistenti» che ha spinto Bondi a tornare sul tema con una nota in cui svela chi ha censurato chi: «Desidero richiamare lattenzione dellopinione pubblica democratica riguardo al comportamento scandaloso del quotidiano La Repubblica che ha ignorato una mia lettera indirizzata ieri a Ezio Mauro in cui rispondevo alle illazioni politiche di Eugenio Scalfari.
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