E Bongiorno confessa «Rischiatutto rischiò la bocciatura»

Nel libro scritto insieme con il figlio Nicolò, il re dei presentatori racconta la sua lunghissima carriera

E Bongiorno confessa  «Rischiatutto rischiò la bocciatura»

Tutto si può dire di Mike Bongiorno, ma non che gli manchi l’ottimismo. Basta aprire la sua freschissima autobiografia a pagina 191: «Dopo aver presentato cinque edizioni di Sanremo, la mia serie fu interrotta dall’arrivo di Pippo Baudo che diede il via alla cosiddetta gara tra noi due a chi ne ha presentati di più. Adesso lui è a dodici, io a undici... e chissà a quante arriveremo...con la grazia di Dio!». Per chi non lo ricordasse Mike ha ottantré anni (e mezzo) e il Festival del 2008 è gia stato assegnato a Baudo...
La versione di Mike si intitola la vita romanzata di Bongiorno, scritta a quattro mani con il figlio Nicolò per Mondadori (383 pagine, 18.50 euro). Una sfilza infinita di ricordi, aneddoti, delusioni (poche) e successi (tanti). Chi credeva di conoscere tutto su Mike si sbaglia, anche se le rivelazioni sono nettamente inferiori alle conferme. Ma chi sapeva che a New York il piccolo Michael aveva una balia nera di nome Lucy? «Era uno spettacolo quando uscivamo per strada insieme mano nella mano, lei grande e grossa, io un piccolo biondino dagli occhi azzurri».
Incredibile, ma vero, nessuno dava retta a Mike, quando voleva lanciare Rischiatutto. «Mentre mi avviavo affranto e demoralizzato verso l’uscita, incontrai nel corridoio un dirigente di nome Carlo Fuscagni. E finalmente il quiz fu approvato. Mentre due pagine prima «ogni volta che andavo a Roma per presentare il nuovo progetto a Giovanni Salvi, il responsabile della programmazione, mi faceva attendere a lungo per poi mandarmi un messaggio dalla segretaria: “Sa, il dottore si scusa, ma sono sopravvenuti degli improvvisi impegni, sarà per un’altra volta”». Per fortuna L’ultima parola fu di Fuscagni, non di Salvi.
Uno dei capitoli più divertenti è ironicamente intitolato «Salumiere o materassaio dell’etere?». «C’è chi dice che, da quando sono a passato a Mediaset, ho fatto degli sponsor la mia ragione di vita. E la passione che metto nelle televendite ha suscitato ironie, addirittura alcuni intellettuali si sono sbizzarriti dichiarando che la vivono come un’offesa alla morale! Io sorrido a questo critiche.

Se in modo parallelo alla conduzione del gioco, senza prevaricare su di esso, io riesco a non fare le mie telepromozioni in modo meccanico e sono capace di trasmettere del sentimento e comunicare con il pubblico, allora sono contento». Grande, inarrivabile Mike.

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