E in Campidoglio An si ammutina

An non ci sta. Giudica «sbagliata grave e non proporzionata al comportamento tenuto» la sanzione decisa dall’ufficio di presidenza, a carico di Roberto Giulioli, consigliere Ds, uno dei protagonisti della bagarre accaduta in aula Giulio Cesare, durante la seduta di approvazione della Tari. Risultato, dicono, gli esponenti di An, «di pressioni tutte interne ai Ds». E in segno di protesta escono dall’aula Giulio Cesare.
Ieri il presidente dell’aula, Mirko Coratti, ha reso note le misure definitive prese non solo nei confronti di Giulioli, ma anche di Michele Baldi, capogruppo capitolino di Fi e Luca Gramazio, consigliere di An, coinvolti in prima persona nel caos che si è verificato nella seduta in cui è stata votata la manovra Tari: per Baldi e Giulioli una giornata di espulsione già scontata nella stesa seduta di approvazione del documento sulla manovra rifiuti, per Gramazio, invece, un richiamo formale per aver turbato l’ordine pubblico. Provvedimenti uguali per comportamenti diversi quelli a carico di Giulioli e Baldi: è l’accusa che An rivolge al presidente dell’aula, Mirko Coratti, che «esce sminuito da questa situazione». «In passato, quando accadevano cose del genere - dichiara Marco Marsilio, capogruppo capitolino del partito - l’espulsione era di più giornate. In questo caso, invece, per Giulioli si è tutto risolto con l’allontanamento, già scontato, in un solo giorno». «Il consigliere Ds - aggiunge Marsilio - non viene punito per una bieca ragione interna a quel partito. Per evitare che Giulioli, esponente della corrente Mussi (quella contraria alla formazione del partito Democratico, ndr) potesse recitare la parte del duro e puro, si è preferito creare un precedente pericoloso». I consiglieri di An parlano di pressioni da parte della Quercia. «I Ds, sindaco in testa, hanno minimizzato - sostengono -. Eppure prima del congresso romano di quel partito, l’ufficio di presidenza era d’accordo nel riconoscere la gravità del fatto e nell’applicare a Giulioli sanzioni più gravi». «Ma dopo - continua Marsilio - pressioni dirette da parte di Veltroni e della maggioranza sullo stesso ufficio hanno fatto sì che la linea venisse cambiata». L’Udc e Fi rimangono comunque in aula. «Atteggiamento concordato», spiega Marsilio.

Ma Fabio De Lillo, segretario dell’aula ed esponente azzurro annuncia di stare pensando alle dimissioni, perché «le decisioni prese dall’ufficio di presidenza sono molto gravi». Coratti si difende sottolineando «la gravità di quanto accaduto in aula durante la discussione della Tari e che le scelte delle sanzioni sono state fatte con dolore».

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