E il «cattivo» capo dei poliziotti difende il collega che ha parlato

nostro inviato a Genova

Vincenzo Canterini, ex comandante del Settimo Nucleo di polizia al G8 di Genova, se l’aspettava questa «confessione» del suo braccio destro Fournier?
«Nessuna sorpresa: era tutto già verbalizzato da tempo. Ha solo aggiunto di aver visto qualcuno picchiare che non apparteneva certo al Settimo. Sui nostri manganelli il Ris non ha trovato tracce di sangue. Io e lui l’abbiamo sempre detto. Fournier l’ha precisato: i più esagitati erano agenti in borghese con la pettorina e altri in divisa col cinturone bianco. Il nostro era nero».
E chi erano questi agenti?
«Non lo so. Di altri corpi, agenti mai citati nelle indagini: il tutto sarebbe avvenuto nel giro di pochissimi istanti dopo l’entrata nella scuola. E vorrei che qualcuno ricordasse come anche noi riportammo 13 feriti, segno che ci fu resistenza. Ma torniamo a Fournier: lui sostiene che ha trovato questa ragazza al primo piano, ha visto gli altri che picchiavano e ha detto basta, poi l’ha soccorsa, e mentre uno dei capisquadra scendeva io salivo. Quando sono salito ho sentito Fournier dire “basta basta“, ma era già tutto finito. Quindi le nostre dichiarazioni sono perfettamente concordanti. Mi viene da sorridere quando dicono che io sono il cattivo e Fournier è il buono. Talmente siamo in sintonia che abbiamo lo stesso avvocato».
Fournier dice d’aver taciuto dei pestaggi fino a oggi «per spirito d’appartenenza». Anche lei ha omesso di dire qualcosa per salvaguardare i suoi uomini?
«Scherziamo? Quello che avevo da dire, l’ho detto fino in fondo».
Cos’è che non andò in quel blitz?
«Tutto. Bisognava fare come dicevo io: due-tre lacrimogeni, e gli occupanti sarebbero usciti tutti, uno dopo l’altro, e li avremmo radunati in cortile senza problemi. Eppoi nella famosa riunione pre-blitz nessuno pensò a mettere in sicurezza l’edificio col risultato che in molti, travisati e vestite di nero - come tanti testimoniano - scapparono dal retro. Fuggirono coloro che, di fatto, avrebbero legittimato l’irruzione».
Il caos, insomma.
«Sì, problemi di coordinamento.

Noi durante gli scontri in strada, proprio perché addestrati a ogni evenienza, non abbiamo sbagliato nulla. Alla Diaz altri hanno deciso che si doveva fare a modo loro...».
La sinistra è tornata a parlare di una commissione d’inchiesta...
«Arrivano tardi. Fui io il primo a chiederla, illo tempore».

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