E An cerca il dialogo: «Pari dignità, rispetto e staremo assieme»

Il senatore Matteoli prova a fare il pompiere. Scajola: «Qui mi sento a casa»

nostro inviato

a Chianciano Terme (Siena)

«Sarà pure vero che la Casa delle libertà non c’è più. Ma noi siamo convinti che ci sia ancora il centrodestra. La politica non si fa con gli stati d’animo. Questa stagione di battute a distanza può finire ma solo se c’è davvero la volontà di Berlusconi di fare chiarezza e dimostrare che, con il nuovo partito, non aveva intenzione di annettere An».
Altero Matteoli convoca a Chianciano gli uomini della sua corrente. E, sia pure seminando di avvertimenti il percorso del suo intervento, torna a tessere la trama del dialogo con Forza Italia. L’impresa non è facile, alla luce dei rilanci verbali che si susseguono quasi senza soluzione di continuità. Ma il presidente dei senatori di An ci prova davvero a vestire i panni del pompiere e a lanciare segnali di pace.
«In questi 13 anni abbiamo governato o perduto sempre insieme - ricorda Matteoli - ma ci siamo consultati sempre chiusi in una stanza, non in piazza lanciando messaggi dai gazebo. Berlusconi deve chiarire se il nuovo percorso vuole farlo su valori condivisi con rispetto reciproco e pari dignità». Se ciò non sarà possibile «allora ha ragione Fini e ce la intestiamo noi la ricostruzione del centrodestra». Il presidente dei senatori di An, contornato da Adolfo Urso e Cristiana Muscardini, incassa due messaggi importanti dagli ospiti del convegno. Il primo è quello di Anna Finocchiaro che assicura che «la riforma elettorale il Partito democratico non vuole farla esclusivamente con Berlusconi. Sarebbe un rischio per il Pd e anche un tradimento nei confronti degli italiani». Il secondo è firmato da Lorenzo Cesa. «Agli amici di An dico: se conveniamo sul sistema tedesco noi siamo pronti ad accordarci sull’indicazione preventiva del premier e della coalizione», dice il segretario dell’Udc. «La bozza Bianco non va bene. Se venisse approvata eliminerebbe forze politiche rappresentative di intere aree che esistono nel Paese. Non si può lasciare fuori Rifondazione comunista o noi o ridimensionare An». Un’apertura che riscuote numerosi apprezzamenti. «Apprezzo questa posizione dell’Udc e credo che sia anche merito nostro», commenta Adolfo Urso.
Il ruolo più scomodo è apparentemente quello di Claudio Scajola. Nella memoria c’è, infatti, ancora l’incidente diplomatico di Assisi, con la contestazione del pubblico aennino ai danni di Fabrizio Cicchitto. Questa volta, però, tutto fila lascio e per l’esponente azzurro ci sono soltanto applausi. «Io qui mi sento a casa mia e non in casa avversaria. Ciò che è accaduto ad Assisi lo metto tra una parentesi», esordisce Scajola. «Non credo sia possibile un centrodestra senza Berlusconi e non voglio neppure che sia tentato. Dobbiamo cercare invece ogni motivo di unità e di coesione. Le regole sono tutte da scrivere insieme. Non si può pensare che Berlusconi voglia rompere con An, Udc e Lega. D’altra parte sono stati gli alleati per primi a definire la Cdl finita. Sulla bozza Bianco c’è un possibile terreno di dialogo e possiamo inserire l’indicazione preventiva del premier, come mi ha confermato al telefono Berlusconi».

«Finiamola con questa vicenda delle polemiche - continua l’ex ministro - sappiamo che il prossimo 10 gennaio si riunisce il centrosinistra e subito dopo noi della ex Cdl ci vedremo per costruire una proposta che possa avere la maggioranza in Parlamento». L’apertura di Forza Italia, puntualizza Scajola, non deve, però, inficiare il presupposto di partenza. «Non possiamo avere questa frammentazione. L’imperativo è ridurre il numero dei partiti».

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