RomaUn equivoco, uno sbaglio di cui si rammarica e per questo chiede scusa. Giuseppe Ciarrapico scrive una lettera aperta alla comunità ebraica per discolparsi e ribadire che il bersaglio della sua arringa in Senato non erano gli ebrei ma, naturalmente, Gianfranco Fini, il presidente della Camera.
Non si è ancora placata la bufera polemica intorno alle parole pronunciate a Palazzo Madama dal senatore del Pdl. E soprattutto non è sopita lindignazione della comunità ebraica che già attraverso il presidente dellUnione delle Comunità ebraiche, Renzo Gattegna, aveva espresso «rabbia e sconforto» per quanto dichiarato da Ciarrapico. Una frase in particolare: «Fini ha fatto sapere che presto fonderà un nuovo partito - aveva detto il senatore -. Spero che abbia già ordinato le kippah perché è di questo che si tratta: chi ha tradito una volta tradisce sempre».
«Mi preme chiarire che la contestata espressione da me utilizzata - scrive nella lettera Ciarrapico - lungi dal voler arrecare offesa allebraismo e agli ebrei e men che meno alla tragica memoria dellOlocausto, era finalizzata esclusivamente a sottolineare una delle tante contraddizioni che hanno contrassegnato la parabola politica di Gianfranco Fini».
Il senatore Pdl riconosce di aver «utilizzato a sproposito, e me ne rammarico, unimmagine per esemplificare laltrui attitudine ai repentini cambi di rotta». Ciarrapico ricorda pure a Gattegna «di aver indossato in tempi non sospetti e lontano dai riflettori il copricapo che tanto significa per la vostra cultura, il vostro credo e la vostra tradizione che nel mio piccolo con la mia attività di editore ho contribuito a far conoscere in Italia».
Insomma nessuna volontà di offendere la comunità ebraica ma poiché le sue parole hanno «ingenerato equivoci e innescato manifestazioni di comprensibile indignazione» Ciarrapico conclude porgendo «le più sentite scuse» allintera comunità
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