Si odiano dalle origini, quando Armando Cossutta sbatté la porta in faccia a Fausto Bertinotti. Non hanno dimenticato il passato, e portano vicendevole rancore. In Regione fra Comunisti italiani e Rifondazione comunista è un continuo pungolarsi-rinfacciarsi-strattonarsi.
Non se le dicono in faccia e non se le mandano a dire, semplicemente mettono nero su bianco leterno: «Io sono più comunista di te». Difficile dire chi abbia iniziato. Lultimo attacco viene dal Prc, che a proposito della legge sullimmigrazione firmata dal Pdci e presentata ieri in pompa magna a palazzo Ducale scrive qualcosa tipo: bella sì, ma noi lavremmo fatta meglio. E loro, in effetti, lavevano già fatta. Tre di leggi ne avevano presentate, e ci avevano infilato lo scibile, dal no ai Cpt allaccesso al sistema sanitario nazionale, dal diritto di accesso ai bandi pubblici al diritto di voto e chi più diritti ha più diritti metta. Quella volta era stato lassessore del Pdci Enrico Vesco a risentirsi: «Avevo ricevuto io il mandato dalla giunta di lavorare a una legge quadro. Non escludo che il Prc abbia copiato le mie proposte». Gli aveva reso la pariglia subito: prima che il Prc riuscisse a sbatterlo fuori, il Pdci aveva aperto le porte al consigliere regionale Lorenzo Casté, facendo infuriare Marco Nesci e Giacomo Conti allurlo di: «Pochi siete e pochi resterete».
Prima ancora cera stata la gara a conquistarsi le grazie no global, Vesco a promettere le strutture ai centri sociali, la contromossa dellassessore Franco Zunino del Prc che aveva assunto in Regione Manuel Chiarlo del Buridda.
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