E D’Alema si rifugia al vertice del Copasir

RomaReduce dalla doccia freddissima delle primarie pugliesi, che hanno visto trionfare Nichi Vendola e affondare il progetto di un’alleanza politica con l’Udc, Massimo D’Alema trova una ciotola di brodo caldo con l’elezione alla presidenza del Copasir. Nessuna sorpresa, ieri: la poltrona lasciata libera dalle dimissioni di Francesco Rutelli, ritenuto troppo poco «d’opposizione» per quell’incarico dopo il suo addio al Pd, è stata assegnata a Baffino, che si è subito messo al lavoro, riunendo la commissione per discutere di segreto di Stato relativamente a due inchieste. La sua nomina è stata preceduta dal sarcasmo di Jena, che sulla Stampa di ieri scherzava sull’aura da perdente del leader: «Dopo la sconfitta pugliese D’Alema si occuperà di servizi segreti, a rischio la sicurezza del Paese».
La promozione in effetti, per il momento in cui arriva, sa tanto di ritiro in convento, ma la commissione di controllo sull’intelligence italiana, giura lui, non vuol dire affatto salutare, nemmeno temporaneamente, la politica attiva. Insomma, palazzo San Macuto non sarà il buen retiro del líder Massimo, che con buona pace di Pier Luigi Bersani continuerà a dire la sua, e a meditare operazioni e regie politiche nonostante la recente batosta incassata in Puglia.
Ha voluto chiarirlo subito, parlando con i giornalisti dopo l’elezione. Prima i ringraziamenti di rito ai «membri del comitato che mi hanno dato la loro fiducia», quindi l’«apprezzamento» diretto a Rutelli per le dimissioni, «gesto di sensibilità politica che merita apprezzamento», infine le assicurazioni sulla competenza: «Intendo lavorare nello spirito che ha fin qui guidato il lavoro del Comitato, cioè di collaborazione tra le istituzioni e di senso dello Stato. Mi sono occupato di questi problemi a varie riprese nel corso della mia esperienza istituzionale sia come presidente del Consiglio che come ministro degli Esteri». Ma la débâcle pugliese è troppo vicina perché i giornalisti non vadano anche fuori traccia, e così ecco che piovono le domande sulle Regionali prossime venture. Lui, Baffino, fa muro ed elude la risposta: «Della Puglia non parlo». Risposta quasi «istituzionale», da parte di uno che di lì a poco sarebbe andato in visita dal presidente del Senato Renato Schifani e da quello della Camera Gianfranco Fini, seconda e terza carica dello Stato. Un segno di un cambio di ruolo? No, solo la prova che la ferita di Boccia bocciato è aperta, e che brucia ancora tanto.
Perché, a ruota, arriva la precisazione che sgombera il campo dal dubbio che la sistemazione al Copasir sia un prepensionamento politico. La commissione, dice Max, «è un organismo parlamentare di controllo che di norma viene affidato come presidenza all’opposizione, è sempre stato così. E ovviamente nel pieno rispetto dei compiti istituzionali e dei tempi diversi, tutti i suoi presidenti hanno sempre esercitato un ruolo politico di opposizione».
Insomma, «la guida del Comitato non è una magistratura». E il Pd, suo malgrado, può ancora contare sull’apporto, attivo, dell’ex premier, che nel tempo lasciato libero dal Copasir non ha intenzione di dedicarsi soltanto alla vela. Chissà, davvero, se per l’opposizione è una buona notizia.

In fondo, proprio ieri di fronte alle telecamere di Striscia la notizia, Bersani ha elogiato il grande sconfitto della campagna pugliese: «D’Alema è un combattente, un personaggio capace di girare i paesini in cerca di voti. I combattenti sono così, a volte perdono altre vincono, ma avercene come lui...». Uno, almeno, c’è ancora.

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