Sono dèi. Sono greci. Sono immortali. E tornano in 3D, spediti sulla terra dallo stesso team produttivo del kolossal epico 300, quella Hollywood Gang Production incline agli Olimpi. Nel drammatico film d'azione Immortals, la cui uscita mondiale è fissata l11 settembre 2011, è la mitologia a farla da padrona. Con il suo seguito di «cose che non avvennero mai, ma sono sempre», stando a Sallustio, sbarca nellOccidente irreligioso una Titanomachia impressionante. Tarsem Singh, il regista visionario di The Cell, ha messo in piedi un fantasy che inizialmente sintitolava Guerra degli dèi.
E già la premessa è un programma: sarà scontro durissimo tra il Titano Iperione, qui un Mickey Rourke ridicolo o affascinante, a seconda di come si giudichi il suo costume titanico, completo di elmo fitto di aculei ferrati e Teseo (Henry Cavill), il più celebre degli eroi greci, dopo Eracle. Così noto e amato da far fiorire la leggenda duna sua apparizione storica a Maratona (490 a.C.), in aiuto dei Greci. Tornando al film, che s'avvale del costumista premio Oscar Eiko Ishioka, la prospettiva mitologica colloca al centro della scena la bellicosità di King Hyperion, come gli americani chiamano il figlio di Urano e di Gea, la Madre Terra. Uno che sposa la sorella titanide, daltronde, non può che desiderare lo sterminio dellumanità, da perpetrarsi tramite unarma molto potente: l'arco doro di Epiceo. Naturalmente Giove designerà un semidio, Teseo appunto, per contrastare il sanguinoso disegno del re antagonista, deciso a dare battaglia a colpi di rocce scagliate verso il cielo e di voraginose discese al Tartaro, la regione più profonda dell'Ade, dove si punivano i malvagi e dove Zeus confinò i perfidi Titani.
Va da sé che il 3D aggiungerà al racconto una dimensione speciale, sicchè vedremo il Minotauro mentre si avventa contro Teseo, pronto a sconfiggerlo, grazie al filo di Arianna e alla sua valentìa di semidio. Perché «anche gli dei hanno bisogno di eroi», recita il logo del filmone targato 20th Century Fox e distribuito da Rai Cinema. Fa ben sperare, inoltre, la sceneggiatura dei veterani del mito made in Hollywood, quei fratelli Parlapanides, greci non solo per nascita, ma anche per gusti culturali. I due, insomma, volgono sì l'occhio al botteghino, ma non fanno troppe concessioni al kitsch mitologizzante a stelle e strisce. «Mi sono ispirato ai pittori del Rinascimento per dare al film un look contemporaneo alla Baz Luhrmann».
Ma non è soltanto la mitologia greca a fare la felicità dei produttori: anche lantica Roma è cornucopia da cui attingere.
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