E la «Donna bionica» è pronta a stupire

Michelle Ryan protagonista del serial, presto in onda su Steel. «È un’eroina senza tempo»

da Milano

Da Terminator: The Sarah Connor Chronicles al remake di Flash Gordon e Super Car, fino all'epopea di Heroes, il piccolo schermo d'Oltreoceano sta andando a nozze con eroi, super poteri, destini dell'umanità in bilico e tecnologia futuristica. «Queste storie piacciono perché combinano la fragilità umana con il fantastico. I telespettatori possono immedesimarsi e, al tempo stesso, evadere», spiega Michelle Ryan, protagonista del remake della Donna bionica, dall'8 ottobre su Steel (sulla Tv generalista arriverà nel 2009). «Il conflitto che affronta Jaime, la mia donna bionica, non ha tempo - continua la Ryan -, essere dotata di potere, per lei significa avere una responsabilità nei confronti del mondo». Le lotte corpo a corpo e le corse alla velocità della luce del personaggio non hanno scoraggiato l'attrice, nata nel Middlesex, in Inghilterra. «Mi entusiasmano le prove fisiche. Purtroppo, però, mi hanno impedito di girare la scena dove Jaime saltava dal tetto di un palazzo a un altro», rivela con un pizzico di delusione nella voce. Strano ma vero, gli idoli di questa ventiquattrenne alta e formosa che corre incontro ai pericoli del set con il coraggio di uno stuntman, sono Carrie e le protagoniste in tacchi a spillo di Sex and the city. «Mi sono prenotata per assistere all'anteprima del film a Londra. In questo periodo seguo con passione anche la storia d'amore romantica e platonica di Pushing Daisies», dice la Ryan, che ora è tornata a lavorare nel suo Paese. Nel giro di pochi episodi, infatti, i tredici milioni di telespettatori della Donna bionica sono diventati meno della metà, costringendo la Nbc a sospendere la serie: «È stato frustrante», confessa Michelle. «Anche se, in fondo, mi sembra già un miracolo che un network così importante abbia offerto un ruolo da protagonista a una giovanissima e sconosciuta attrice inglese».
Tra l'arrivo in America di serie come Secret Diary of a Call Girl, e il successo ottenuto da Hugh Laurie nella parte del Dottor House, sembra che, almeno nella fiction, gli eredi di Enrico VIII stiano tornando a colonizzare il Nuovo mondo.

«Gli attori inglesi hanno quasi tutti alle spalle una lunga gavetta, fra Tv e teatro, anche se sono cresciuti a pane e cinema hollywoodiano. L'America ci chiama perché ha bisogno di volti freschi, ma anche per un'altra ragione meno nobile. Costiamo poco».

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