Quando dal comodo cucuzzolo del nuovo millennio, si guarda indietro al ventesimo secolo, e a quello che lo ha preceduto, ci si convince facilmente che siano stati lindiscussa fucina del positivismo razionalista. Due secoli in cui le religioni, tradizionali e radicate, hanno avuto il loro bel da fare a difendersi da una scienza invadente. Peggio ancora si potrebbe credere sia andata alle superstizioni, o alle sacche di paganesimo che, sino al medioevo, hanno continuato a girellare, sotto mentite spoglie, per le campagne della vecchia Europa. Tuttal più ci simmagina maghi e mistagoghi confinati alla bassa manovalanza da luna park. A imbonire, o turlupinare, con o senza sfera di cristallo, gli strati più creduloni della popolazione.
In realtà il fenomeno della «magia», e dei «credo» esoterici, ha ben poco di medievale, anzi, deve moltissimo proprio a quei secoli che ci immaginiamo tutti lanciati verso le sorti progressive, se non proprio magnifiche, del «Ballo Excelsior» della scienza. Per rendersene conto basta dare unocchiata ad uno dei titoli più recenti, e ponderosi, delleditore Castelvecchi: la biografia di Aleister Crowley, intitolata Fai ciò che vuoi (pagg. 624, euro 20) scritta da Lawrence Sutin, stimato docente dellHamline University.
Crowley è poco noto al grande pubblico eppure questo eccentrico inglese, nato in piena epoca vittoriana e morto nel 1947, ha lasciato unenorme traccia culturale, buona o cattiva non sta a noi dirlo, nella società occidentale. Thelema, il suo credo «magico», una religione paganeggiante volta a dare potere su se stessi e sulla natura, ha influenzato moltissimi personaggi di spicco.
Qualche esempio? Giusto per stare nel settore della cultura pop: i Beatles lo avevano inserito fra le «persone che ci piacciono» sulla copertina del famoso Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band. Ozzy Osbourne e David Bowie lo hanno menzionato nelle loro canzoni, Mick Jagger ne è un appassionato «patologico». Certo lambiente della musica non è nuovo a comportamenti strampalati, ma Crowley ha avuto una burrascosa relazione epistolare con un poeta del calibro di Yeats (con il quale duellava a colpi di fatture), ha ispirato un romanzo a Somerset Maugham e causato qualche grattacapo a Mussolini con la sua presenza in Italia. Abbastanza perché il London Times, nel 1969, lo includesse tra i mille personaggi che hanno fatto la storia del 900, o per essere inserito nel Dictionary of National biography della Oxford University Press. Un caso eclatante ma non unico e, soprattutto, non tra i più inquietanti. Il giornalista austriaco René Freund ha recentemente pubblicato un saggio intitolato La magia e la svastica (Lindau, pagg. 188, euro 18) che traccia un filo rosso tra loccultismo praticato in Germania al tempo del nazionalsocialismo e alcune frange, anomale e devianti, del movimento New Age (che ha scippato molte idee a Crowley).
Una sorta di irrazionalismo di ritorno che si porta dietro, moltissime idee innocue, ma anche alcuni germi di pericolosità. La cosa più strana è che questa nuova «alba pagana», della tradizione celtica e precristiana ha ereditato poco o nulla. La moda della «wicca», ad esempio ha moltissimi proseliti in America (e anche in Italia a giudicare dal sito www.wicca.it). Ma questa sorta di magia bianca vive di miti prodotti dallélite inglese, postvittoriana, di romanticismo wagneriano reinterpretato. Forse è proprio per questo che ha così successo.
Quando Gerald Gardner scrisse Whitchcraft Today (La magia oggi), il libro base della diffusione su larga scala del pensiero magico contemporaneo, guardava più alle ansie scoperte da Freud che alla realtà storica dei druidi. I cultori del razionalismo dovranno quindi mettersi lanima in pace e ricordarsi delle divinazioni, senza sfera di cristallo, di Balzac: «Una società di atei, per prima cosa, inventerebbe subito una religione».
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