E a Genova nel presepe c’è la moschea

Genova«Io la vedo come una iniziativa didattica, se c’è chi la vuole prendere come un’azione provocatoria risponda alla propria coscienza». Don Prospero sa benissimo che l’ha fatta grossa ed è quello che voleva. Che si parlasse del suo presepe, della sua parrocchia e che la discussione non si fermasse. Siamo a Genova, città che da due anni ha monopolizzato il dibattito intorno alla questione moschea. Adesso è sceso in campo anche questo parroco della delegazione di Oregina, amato dalla gente anche per la straordinaria arte nel provocare con iniziative talvolta bizzarre, ma sempre finalizzate.
Questa volta però l’ha fatta grossa, inserendo nel presepe della chiesa Nostra Signora della Provvidenza una moschea completa di minareto. «La sua presenza nel presepe vuole indicare l’intenzione di intraprendere il dialogo con il mondo islamico», spiega serafico don Prospero che, tra la capanna con la Sacra Famiglia e i giochi di luce, ha allargato la rappresentazione della nascita di Cristo riproducendo il muro che divide la Palestina da Israele. Il sacerdote genovese la definisce una prigione alta 9 metri e larga 750 chilometri. Lui la chiama l’attualizzazione del presepio, ma alcuni fedeli hanno chiesto al parroco di rimuovere la formina: «La giudico una presenza inopportuna», commenta Gianni Plinio, capogruppo di An in Regione Liguria e promotore del referendum popolare sulla realizzazione del luogo di culto islamico in città. Plinio non parla solo da politico ma anche da parrocchiano di via Vesuvio. «Del mio parroco non posso che parlar bene per l’ attività che svolge. È ammirevole - prosegue -. Mi chiedo perché abbia deciso di peccare di sensibilità». Ma il don va avanti senza accusare il colpo e spiega che non solo il cardinale è con lui ma anche Gesù lo sarebbe. Un pizzico di presunzione senza dimenticare la questione reciprocità. «È vero che non si può esibire il crocifisso in molti paesi islamici, ma bisogna considerare che c’è chi si sta aprendo al dialogo». «Ora aspettiamo che durante il Ramadan si giri verso La Mecca per pregare» attacca Matteo Rosso consigliere regionale di Forza Italia.

Attacca anche la Lega Nord che aggiunge provocazione alla provocazione: «Mettiamo su anche un kamikaze imbottito di tritolo». Ma il sacerdote non si turba, «la centralità è sempre per la Sacra Famiglia». Peccato che i fedeli diano maggiore attenzione a quello che sta intorno piuttosto che al significato cristiano di quello che c’è al centro.

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