da Milano
Si era presentata come «la sindaco» della «nuova stagione», quella dei «poteri forti che bloccano lo sviluppo» finalmente sconfitti da istituzioni decise. E invece sullelezione a sindaco di Genova di Marta Vincenzi pesa uno di quei macigni che il centrosinistra tenta sempre di gettare nel campo del centrodestra, ma che sempre più spesso tornano indietro: il conflitto di interessi.
È una storia che parte da lontano e porta a Marchese Bruno, classe 1946, consorte della diessina che a Genova negli ultimi ventanni è stata assessore comunale e poi presidente della Provincia, e che Genova ha eletto al parlamento europeo prima di affidarle la poltrona di prima cittadina. È un intreccio fra politica e affari che non ha fatto registrare fin qui nulla di illegale, ma che corre sul filo dellinopportunità, e che adesso potrebbe creare non poche zone dombra sulloperato del nuovo sindaco, fino allincompatibilità. Cè una data dinizio. Era il 1999. Da presidente della Provincia, Vincenzi decise, non senza attirarsi polemiche, di vendere la quota di azioni della Provincia dellautostrada Milano Serravalle, e decise di venderle al Gruppo Gavio, il re delle scalate autostradali. Non fu quel che si dice un affare, per i genovesi: Marcellino Gavio acquistò le azioni a 1,60 euro luna. Diciotto mesi dopo le rivendette alla Provincia di Milano, allora presieduta dal diessino Filippo Penati, a ben 8,93 euro.
È qui che spunta lui, Bruno Marchese il marito di Marta Vincenzi. Dal 2001 è amministratore delegato della Igm Engineering Impianti srl, nella quale detiene quote nominali pari a 18.759,52 euro su un capitale di 49.400 euro. La Igm Engineering Impianti fa studi di progettazione impiantistica nei settori stradale, ferroviario, portuale, civile e industriale, e fa parte del Consorzio Rete, del quale Marchese è direttore tecnico dal 2003 e consigliere dal 2006. E il Consorzio rete è partecipato dal gruppo Gavio, appunto, attraverso la società Sias, che ne detiene il 16,667 per cento. Di più. Dice il «prospetto informativo sullofferta in opzione agli azionisti di 31.875.000 obbligazioni convertibili del prestito obbligazionario Sias 2005-2017 convertibile in azioni ordinarie» depositato alla Consob, che Sias ha una partecipazione nella stessa società autostradale: «La variazione intervenuta nella voce partecipazioni in altre imprese è la risultante, principalmente, dellacquisto di ulteriori quote di partecipazione nella Milano Serravalle Milano Tangenziali Spa (per un controvalore complessivo di 4.486 migliaia di euro) e di una partecipazione nella Banca Carige Spa (per 23.618 migliaia di euro)».
Il cono dombra si amplia se si guarda da vicino Igm. Che risulta fra i finanziatori dei Ds nel 2004, lanno in cui Vincenzi fu eletta a Strasburgo, con 50mila euro. E che fra i principali clienti conta la metà più uno dei protagonisti del settore considerato strategico per lo sviluppo di Genova, le infrastrutture, e che per forza di appalti avranno a che fare con il Comune: Autorità portuale, Sviluppo Genova, Anas, Autostrade per lItalia, e altre società ancora riconducibili a Gavio, a partire da quella Fisia Italimpianti spa che ha come «socio unico» Impregilo spa, il colosso gaviano delle grandi opere che fra i principali lavori in corso annovera la tratta Principe-Caricamento-Le Grazie della metropolitana di Genova, concessionario il Comune tramite Ansaldo, impresa costruttrice il Consorzio Metrogenova, Impregilo capofila. E a proposito. Primo atto del neoletto sindaco alla formazione della giunta è stata la nomina dei consulenti dellamministrazione: accanto allarchitetto Renzo Piano, chiamato a ridisegnare la città, e allautore televisivo Carlo Freccero, coordinatore del progetto Cultura, cè Maurizio Maresca, consigliere di amministrazione di Impregilo, che seguirà la riforma dei servizi.
Ma la situazione più seria si profila sul fronte Milano Serravalle. Se la Provincia da quel lontano 99 non detiene più azioni, il Comune invece mantiene lo 0,001 per cento. Significa che il sindaco è azionista pubblico di una società, la Milano Serravalle, sulle cui tratte i lavori possono essere dati in appalto a una società che fa capo al marito. E non solo. Della Igm Engineering fa parte anche la figlia di Marta e Bruno: Malvina Marchese detiene il 20.44 delle quote, che con il 37.98 del padre fanno oltre il 50 per cento. A chieder lumi al sindaco nei giorni scorsi, con una lettera aperta, è stata lonlus Casa della legalità, che però non ha ricevuto risposta.
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