da Roma
Il regista più bipartisan d'Italia? Pupi Avati, senza dubbio. Esce La cena per farli conoscere, coprodotto da Medusa, e lui ha quasi pronto un altro film, Il nascondiglio, targato Raicinema. Trattasi di thriller girato in buona parte a Davenport, Iowa, in inglese, con lo sguardo rivolto al mercato internazionale. Interpreti: Laura Morante, Rita Tushingam, Treat Williams, Burt Young. Non ne vorrebbe parlare, c'è l'altro film da promuovere. Dice solo: «Sì, sto cominciando il doppiaggio. Avevo voglia di confrontarmi ancora con un genere che mi piace e mi ha portato fortuna. Laura è bravissima. Doveva chiamarsi Il nascondiglio delle monache, ma tutti mi hanno consigliato di cambiarlo. Poteva sembrare una cosa boccaccesca. Così ho tolto le monache ed è rimasto Il nascondiglio». Uscirà a novembre, e c'è da giurarci che per quella data Avati sarà già sul set per qualcos'altro. Più prolifico di Woody Allen? «Mi piace lavorare, finché le idee arrivano, e comunque suono il clarinetto meglio di lui».
A trent'anni da La casa dalle finestre che ridono, Avati rispolvera dunque un tema a lui caro: la «casa maledetta», stavolta in chiave gotico-anglosassone. Di sicuro non si parlerà di amori buffi o imbarazzati. La trama? Si sa solo che in una notte buia e tempestosa del 1952, a tre da giorni dal Natale, un pensionato di lusso gestito da monache viene sconvolto da un triplice omicidio. A uccidere, probabilmente, due giovani converse. Mezzo secolo dopo, appena uscita da una clinica psichiatrica, una donna di origine italiana - appunto la Morante - affitta con i suoi risparmi quella splendida casa rimasta chiusa da allora per impiantarvi un ristorante. Ma, appena entrata nella haunted mansion, comincerà a sentire strani rumori: scricchiolii, trascinamenti, vocine. Lei si è creduta pazza per tre lustri, e ancora non si sente tranquilla, benché venga considerata guarita.
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