Chi è rimasto in città durante il weekend se ne sarà accorto. Milano, come sempre destate, anche questa volta si è svuotata, assumendo sempre di più laspetto di un Sahara: strade deserte, piazze vuote, saracinesche chiuse.
È insomma il solito rito che si ripete in luglio e in agosto, un dato che dovrebbe far riflettere considerando che le maggiori metropoli europee non si trasformano così visibilmente in luoghi desolati e un po inquietanti, dove la vita sembra scorrere soltanto allinterno delle case, nei pochi esercizi aperti, in qualche rara (e benvenuta) iniziativa culturale, fra anziani abbandonati, quattro gatti sui marciapiedi e i rari lavoratori rimasti.
Qualcosa però negli ultimi tempi sta cambiando, un fenomeno sempre più evidente: ad animare lagorà milanese dei fine settimana estivi qualcuno infatti cè: famigliole latinoamericane che flaneggiano in Corso Vittorio Emanuele, coppiette di fidanzati filippini seduti sul sagrato del Duomo, signore eritree avvolte in scialli color avorio, ragazzini del Maghreb con tanto di maglietta blu e scritta «Italia» in unesplicita dichiarazione damore nei confronti degli Azzurri.
Per non parlare dei parchi, luoghi di aggregazione preferiti dalle famiglie con bambini e dagli adolescenti, che nel verde cercano un po di svago e sollievo (purtroppo anche di qualche disperato armato di alcolici o lattine di birra). Interrogati su dove vanno in vacanza, la maggior parte degli immigrati milanesi risponde che deve lavorare e risparmiare, che ha il mutuo o le spese di affitto da pagare, le bollette da saldare
Insomma, i pochi momenti di relax e di distrazione limmigrato li trascorre in città e sembra non lamentarsi, almeno per ora.
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