Allaeroporto George Bush la guarda, esita, abbozza un semplice inchino. Lei lo scruta negli occhi, allunga il braccio, offre la mano. Il presidente lafferra, la stringe, la scuote in una stretta. Quella mano offerta ad un presidente dellaltro sesso e per giunta «infedele» rischia di diventare lultimo «peccato» di Nuriya al-Sabeeh. Da quando, lo scorso aprile, è diventata la prima donna ministro nella storia del Kuwait la signora è il cruccio e il tormento di tutti i fondamentalisti. Lei di certo fa molto per ingraziarseli.
Ha esordito giurando davanti al Parlamento senza velo e senza il mantello nero imposto a tutte le kuwaitiane. Ha proseguito varando una legge che risparmia alle università private straniere la rigorosa separazione dei sessi imposta dieci anni fa a tutti gli altri atenei. Ma quella stretta di mano a Bush rischia di diventare lultima eresia. I deputati integralisti sono decisi a sbarazzarsi di lei e attendono soltanto di tornare in Parlamento per votarne la cacciata dallesecutivo. La macchina della vendetta integralista è in moto da martedì quando una mozione di sfiducia firmata da dieci deputati lha accusata di aver infranto la legge sulla separazione dei sessi alluniversità commettendo una serie infinità dirregolarità amministrative.
La spada di Damocle di quella mozione è ben poca cosa rispetto alle nove ore di roventi accuse che trasformano il dibattito parlamentare in un processo sommario. Durante linterminabile audizione il ministro delleducazione diventa il simbolo dellillegalità e del decadimento dei costumi. Se le donne non rispettano i precetti tradizionali la colpa è sua. Se le università straniere semineranno il peccato la responsabilità sarà sua. Se quattro asiatici hanno avuto lardire di molestare tre ragazzini kuwaitiani lispirazione deriva soltanto dal degrado dei costumi introdotto dalla signora Nuriya.
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