E l’ex sindacalista Polverini vieta Facebook ai suoi dipendenti

RomaFinita la pacchia per gli «aficionados» di Facebook alla Regione Lazio. Non si parlava d’altro, ieri mattina durante la pausa-cappuccino nell’affollatissimo bar al piano terra della Palazzina B, l’enorme edificio di dodici piani alla Garbatella reso famoso dal primo film della serie «Fantozzi». Il passaparola tra gli uffici ha attraversato i chilometrici e anonimi corridoi del palazzone, gettando nel panico molti dei tremila impiegati regionali. Anche se i più agguerriti hanno già cominciato a studiare le contromosse alle due circolari firmate dal segretario generale Salvatore Ronghi con le quali si limita drasticamente l’accesso a Internet a tutti i dipendenti, ovviamente con una serie di eccezioni.
Che cosa è accaduto per convincere il presidente Renata Polverini (che, tra l’altro, come sindacalista era una paladina dei diritti dei lavoratori) a prendere una decisione del genere, anche se - come hanno precisato i suoi più stretti collaboratori - non si tratta di una «misura punitiva», ma di un provvedimento che ha l’unico scopo di «evitare sprechi e utilizzare meglio le risorse»?
La proverbiale goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata un’indagine statistica - resa nota ieri dal Messaggero - secondo la quale il 70 per cento dei dipendenti della Regione navigava su Facebook e il 20 per cento su YouTube e Messenger, il sistema di messaggistica di Microsoft. Insomma, al momento del rilevamento solo il 10 per cento dei computer regionali veniva utilizzato per motivi di ufficio o di servizio. Una percentuale così alta ha convinto Renata Polverini a intervenire subito per porre un limite al fenomeno che rischia di vanificare gli sforzi di rendere più efficienti le strutture regionali.
«Avendo riscontrato un utilizzo ludico o, comunque, non attinente all’attività lavorativa della rete internet da parte dei dipendenti regionali - si legge nelle circolari di Ronghi datate 12 ottobre - e verificato che l’impiego improprio di tali risorse pregiudica e ostacola l’attività dell’amministrazione regionale, si richiede che venga inibito, a tutto il personale regionale e con la massima urgenza, l’accesso alla rete internet che non sia di stretta attinenza all’erogazione della prestazione lavorativa». Fino a ieri sera, comunque, l’accesso ai social network era ancora libero da tutti i computer della Regione. Ma intanto si sta studiando il sistema che impedirà agli impiegati svaghi o distrazioni durante il lavoro. Un «filtro» analogo, relativo però ai siti porno, fu introdotto - ironia della sorte - all’indomani dell’insediamento di Piero Marrazzo. Inutile dire che l’intervento della Polverini è stato salutato positivamente in larghissima parte dei commenti apparsi sui blog collegati alla vicenda. «La connessione a internet non distrae, semplicemente non fa lavorare...» sostiene “Gtocca”. «Altro che Brunetta - gli fa eco “B.B.King” - il problema non è tenerli in ufficio, i dipendenti pubblici, ma farli lavorare...». Un blogger che si firma “Ben Hur” pronostica: «La noia li ammazzerà. Chiudono internet, limitano le uscite per la spesa, non comprano più i giornali - ironizza -. Come passeranno il tempo?». Ed “Emilioprimo” aggiunge: «Ben gli sta a chi prende il lavoro come comodo intervallo tra due chiacchiere, una navigata e qualche ora di shopping.

E hanno pure l’impudenza di lamentarsi» conclude, forse in risposta al patetico tentativo difensivistico di “Zio Jama” che chiede: «Alla Regione ci sono di sicuro impiegati non udenti. Come pensate che comunichino tra loro?».

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