E a Lazzate l’architettura araba è vietata dal piano regolatore

In Svizzera è stato necessario un referendum per mettere al bando i minareti. A lui è bastato il voto dei consiglieri comunali. Lui, Cesarino Monti, che a Lazzate è stato per anni il sindaco «ultra-leghista», di «fantasia padana» davvero ne ha da vendere. Ora è senatore e assessore. Tre anni fa si era ficcato in testa di ostacolare ad ogni costo la costruzione di case in stile arabo. In Consiglio comunale attraverso l’approvazione delle Norme tecniche d’attuazione del Piano regolatore ha realizzato il suo progetto: sul territorio del Comune che per 10 anni lo ha avuto come sindaco, chiunque pretendesse di presentare un progetto edilizio con archetti, minareti e qualunque particolare che possa assomigliare ad una casa musulmana deve toglierselo dalla testa. «Le case – aveva spiegato Monti – devono avere l’intonaco di coloro giallo ocra lombardo. Insomma un colore che richiama Padania». «Le case bianche sono tipiche delle isole Eolie e dei trulli - dice - Noi non ci sogneremo mai di andare a costruire una baita a Palermo». «I musulmani che lavorano tra qualche anno con i risparmi messi da parte - assicura – potrebbero sottoporre alla commissione edilizia il progetto per far spuntare a Lazzate una casa con tendenze arabe e finché ci sono io non lo permetterò».
Cesarino ha giocato col fuoco, rischiando che la sua delibera non passasse dagli organi di controllo. Ma non si scompose. È abituato a ben altri scontri. «In ogni caso le eventuali torri delle case devono essere quadrate e non rotonde, inoltre non potranno superare la costruzione», insiste.
E l’opposizione? Ha fatto quello che ha potuto. «Con quest’iniziativa – avevano sentenziato gli esponenti del centrosinistra – siamo tornati indietro di mille anni». Una dichiarazione che non scalfì, neppure di striscio, le rocciose convinzioni di Monti. Per l’assunzione di una ragioniera si era fatto destituire da sindaco dal Ministro dell’Interno Rosa Jervolino. Figuriamoci se, «per bloccare l’espandersi di culture estranee alla nostra tradizione» innesta la retromarcia. E vinse ancora.

Altro che referendum.

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