E la lepre valdostana costa 70mila euro

Olio, vini, salami, così vanno in fumo i fondi

da Milano

Se nell’elenco delle consulenze la Valle d’Aosta occupa 72 pagine mentre Lombardia e Sicilia - le regioni più vaste - censiscono solo 19 consulenze a testa, vuol dire che qualcosa non torna. A maggior ragione se anche il Lazio enumera solo 34 incarichi esterni. Significa che gli attori principali si sottraggono all’operazione trasparenza, mentre le regioni più piccole regalano un poutpourri di incarichi più o meno curiosi, dallo «sviluppo della filiera castanicola» lucana (25mila euro), allo studio della lepre valdostana (70.500). Spese modeste ma esilaranti sono quelle della Campania, dove proliferano docenze su «proprietà organolettiche del salame», convegni sui «funghi del Matese», corsi sulla «curva di maturazione dell’Aglianico» e prove «di riallineamento dell’attributo “riscaldato” per l’olio d’oliva». E benedetto chi ci capisce qualcosa.
Straordinarie poi le figure del «collaudatore di opere abusive» (2.460 euro, forse per dondolarsi su portici pericolanti di Posillipo) e dell’addetto al monitoraggio delle reti Rai in Umbria. Epici - e senza ironia - gli oltre 20mila euro spesi dal Trentino-Alto Adige per doppiare il film «Andreas Hofer, la libertà dell’aquila», con nei panni dell’eroe tirolese l’attore del commissario Rex (no, non il cane lupo). Senza contare i 36mila euro spesi nella supervisione dei tirocini del Progetto Calabria. Sì, in Trentino. Una faccia una razza. Denari senza confini anche in Puglia, dove il rapporto sulle biblioteche albanesi (1.500 euro) costa la metà rispetto all’esecuzione del soprano nel teatro di Tirana. Più concreti nelle Marche, dove la «semplificazione del sistema regionale di incentivi alle imprese» è costato 50mila euro.

Semplice, no? Ma è comunque il settore ambientale a regalare le maggiori soddisfazioni, dal «monitoraggio degli uccelli stringiformi e caprimulgiformi nel Carso» (8.320) alla lotta contro il «colpo di fuoco batterico» in Veneto (20mila). Roba che impallidirebbe anche Sant’Anselmo da Aosta. Quello che nel nono centenario della morte è costato 6mila euro.

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